lunedì 28 settembre 2015

 MANIFESTO PER LA SOPPRESSIONE DEI PARTITI POLITICI .
Simone Weil

 
 ''Un uomo che entra in un Partito Politico adotta una disposizione d'animo che equivale a non pensare con la propria testa.''


Tutti i partiti
fanno propaganda. Chi non ne facesse scomparirebbe,
in virtù del fatto che
gli altri ne fanno. Tutti
ammettono di fare propaganda. Nessuno è tanto audace nella menzogna al punto da affermare che
intraprende l’educazione del pubblico, che forma le opinioni del popolo.
I partiti parlano, è vero, di educazione nei confronti di quelli che sono venuti a loro:
simpatizzanti,
giovani, nuovi aderenti. Questa parola è una menzogna. Si tratta di un addestramento che serve a
preparare l’influenza ben più rigorosa esercitata dal partito sul pensiero dei suoi membri.
Immaginiamo il membro di un partito – deputato, candidato al parlamento o semplicemente
militante – che prenda in pubblico il seguente
impegno: “ogniqualvolta esaminerò un qualunque
problema politico o sociale, mi impegno a scordare
completamente il fatto che sono membro del
mio gruppo di appartenenza, e a preoccuparmi esclusivamente di discernere
il bene pubblico e la
giustizia”.
Questo linguaggio sarebbe accolto in modo molto
negativo. I suoi, e anche molti altri, lo accuserebbero di tradimento. I meno ostili direbbero: “perché allora
, ha aderito a un partito?”,
ammettendo così ingenuamente che entrando in un partito si rinuncia a cercare unicamente il bene pubblico e la giustizia. Quell’uomo sarebbe escluso dal suo partito, o per lo meno ne perderebbe
l’investitura, non sarebbe certamente eletto.
MANIFESTO PER LA SOPPRESSIONE DEI PARTITI POLITICI

pubblicato nel 1950 
Simone Weil.





mercoledì 24 giugno 2015

La fatale notte del 23 giugno 1544: il sangue dei tunisini si pagava con quello degl’ischitani.

La fatale notte del 23 giugno 1544:  il sangue dei tunisini si pagava con quello degl’ischitani.
 https://demata.files.wordpress.com/2015/04/saraceni-incursione-roma-vaticano-stanza-dellincendio-di-borgo_la-battaglia-di-ostia.jpg


Oggi noi Murupanesi festeggiamo il nostro Santo patrono San Giovanni Battista...ma è doveroso anche commemorare i nostri antenati,vittime della feroce e abominevole aggressione subita nel notte del lonatno 23 giugno 1544.Vorrei che oggi ci fossero meno stati/tweet e più libri di storia aperti. Ricordare è commemorare, ma soprattutto è conoscere!!!
''Era la notte della vigilia di S. Giovanbattista, la fatale notte del 23 giugno 1544
(225), quando Ariademo Barbarossa gettava con precauzione l’àncora innanzi l’isola d’Ischia, e tacitamente eseguiva
in vari punti di quelle spiagge, contemporanei sbarchi. Una ciurma di quei feroci pirati scendea
al lido occidentale verso la cala di Citara: altra era posta a terra, fra i piccoli seni del lato meridionale
nascosti dai promontori della Scannella: difesi dalle inospite spiagge de’ Maronti e dalle tetre colline
di Sant’Angelo; in modo che nella stessa ora con ben disposto piano, si assalivano la terra di Forio, il
villaggio di Panza, ed i Casali di Serrara, Fontana, Moropano, Barano, Testaccio e loro adiacenze.
Era quella una placida notte estiva, i miseri agricoltori credendosi sicuri nei loro casolari ed abituri
semichiusi, o mal barrati, sia a cagion del caldo precoce, sia della miseria, giacevano nel più profondo
sonno, perché stanchi e spossati dai diurni travagli.
I corsari taciti e guardigni, protetti dal silenzio e dalla solitudine, sorprendono i malcapitati nel sonno,
e costoro sbalorditi; anzi atterriti, non sanno, né possono far resistenza, e si fanno come agnelli sgozzare,
avvincere, tormentare.
Tutto si devasta da quella furente bordaglia avventuriera di greci-musulmani; le forosette e le contadine
sono rapite con gioia feroce; i garzoni e i montanini incatenati con rabbia: i vignaiuoli e gli
agricoltori stretti da corregge, a coppie congiunti fra loro in modo che lunga catena ne formano, e come
armenti sono gettati sulle galee: i vecchi ed i poppanti trucidati perché merce d’inutile ingombro, mentre
le fanciulle ed i giovanetti servivano per gli harem, le donne eran pei mercati d’Oriente, gli uomini
al remo ed allo staffile dell’Ottomano. I vigneti, gli arbusteti sono abbattuti e distrutti; i casolari ed i
tuguri incendiati e diroccati, i cellai e le conserve, vuotati e saccheggiate, sfondati i serbatoi, ed i fusti
del vino dopo di essersene trasportato e bevuto di quel liquore quanto più se ne poteva, per estinguere
la sete di rabbia, di lascivia, di spossamento, e d’interna arsura.
Corron, col sangue frammisto, gli avanzi di quel liquore, che costituiva la sussistenza de’ miseri isolani,
e di vino e di sangue s’inzuppa il terreno, s’imbrattano quei miscredenti.
Resi più feroci dalla lussuria e dall’ubbriachezza non lasciano una pietra, un palo, una pianta, un virgulto
all’impiedi.
La distruzione è compita, si è raccolto il bottino di uomini e di cose: quattromila sono i prigionieri
raccolti (226) oltre i trucidati, e questi quattromila sventurati di varie età, dell’uno e dell’altro sesso!
Oh! quanto sarebbe stato meglio per essi se fossero soccombuti, che andar cattivi in Barberia ed in
Costantinopoli, per sopportar l’onta, il vitupero, i stenti, le sevizie, le privazioni;.... la schiavitù!

Così si vendicava Barbarossa delle stragi che i cristiani avevano fatto dei turchi: il sangue dei tunisini
si pagava da quello degl’ischitani...

Fonte: STORIA DELL’ISOLA D’ISCHIA DESCRITTA
DA GIUSEPPE D’ASCIA  1867


lunedì 15 giugno 2015

Putin: che tipo di democrazia c'è negli USA.

Putin: che tipo di democrazia c'è negli USA.
 
 Putin sembra il feldmaresciallo Kutuzov nello scacchiere internazionale, per la lucidità e la schiettezza di analisi.Chapeau!

Putin: Chi si è preso il diritto di uccidere Gheddafi? 

Fonte: V.V. P.

Putin: che tipo di democrazia c'è negli USA 

Fonte: V.V. P.

venerdì 5 giugno 2015

Costituzione-Articolo 1. L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Costituzione-Articolo 1. L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
 
Costituzione - Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il DIRITTO AL LAVORO e promuove le condizioni che rendano effettivo
questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere,
secondo le proprie possibilità e la propria scelta,
un'attività
o una funzione che concorra al progresso materiale o
spirituale della società.

Costituzione-Art. 36.
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.


Poi un giorno arrivò la BADESSA Fornero a ricordarci che “Il lavoro non è un diritto”...
I camerieri dei banchieri in parlamento servono solo a dare una maschera di legalità ai diktat della delinquenza bancaria e finanziaria!
Per le persone che vivono unicamente del loro lavoro, il lavoro non è un feticcio,ma semplicemente è un impiego delle proprie energie fisiche ed intellettuali per raggiungere uno scopo determinato,cioè poter vivere una vita dignitosa!
Vivere una vita dignitosa è un diritto,quindi il lavoro è un diritto!!
Checché ne dicano i professoroni servi dei banchieri!!
P.s. i professori(autentici) sono in biblioteca o in cattedra.

lunedì 1 giugno 2015

Il parlamentarismo corrotto...il "sistema di camorra"...

 Il parlamentarismo corrotto...il "sistema di camorra"...
 
Gaetano Mosca (Palermo, 1º aprile 1858 – Roma, 8 novembre 1941) è stato un giurista, politologo, politico e storico delle dottrine politiche italiano.
Il grande Gaetano Mosca lo definiva il parlamentarismo corrotto,il "sistema di camorra",sosteneva che il voto è la merce nel "mercato politico"...''Ogni piccolo gruppo organizzato è sempre in grado di opporsi a masse disorganizzate'' .
Le elezioni sono una truffa..troppo facile!Con questo sistema marcio pure un bimbominkia qualsiasi può essere eletto.(d'altronde funziona così dai tempi dei Romani,nell' antica Roma i "vizi" del sistema si intrecciano e vicendevolmente si esaltano: primato del notabilato e "voto di scambio" vanno insieme.)
Se hai i santi in paradiso, sei uno sconosciuto,sei candidato alle elezioni,vivi al polo Nord,dove prenderai i voti necessari per essere eletto?
Ma naturalmente,dove non ti conoscono:al polo Sud!!!
Tradotto per chi ancora crede alle favole:
l'unica possibilità per un giovane che voglia farsi strada ed essere eletto è quella di essere cooptato per decisione di chi detiene già il potere all’interno dei partiti.
La meritocrazia non esiste nella patria delle ''raccomandazioni''.
È inutile esultare,il voto di scambio è la "cellula" della manipolazione della "volonta' popolare".

E chi vò capì ... capisc'!

mercoledì 29 aprile 2015

Scempio fiducia Italicum: nessun segnale da Mattarella... ma nel 2005...
Dichiarazioni di voto Ddl di revisione Costituzionale: voto della Camera dei Deputati - 20 ottobre 2005:
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattarella. Ne ha facoltà.
 
SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, tra la metà del 1946 e la fine del 1947, in quest'aula, si è esaminata, predisposta ed approvata la Costituzione della Repubblica. Con l'attuale Costituzione, che vige dal 1948, l'Italia è cresciuta, nella sua democrazia anzitutto, nella sua vita civile, sociale ed economica. In quell'epoca, vi erano forti contrasti, anche in quest'aula. Nell'aprile del 1947 si era formato il primo governo attorno alla Democrazia Cristiana, con il Partito comunista e quello socialista all'opposizione. Vi erano contrasti molto forti, contrapposizioni che riguardavano la visione della società, la collocazione internazionale del nostro paese.
Vi erano serie questioni di contrasto, un confronto acceso e polemiche molto forti. Eppure, maggioranza e opposizione, insieme, hanno approvato allora la Costituzione.
Al banco del Governo, quando si trattava di esaminare provvedimenti ordinari o parlare di politica e di confronto tra maggioranza e opposizione, sedevano De Gasperi e i suoi ministri. Ma quando quest'aula si occupava della Costituzione, esaminandone il testo, al banco del Governo sedeva la Commissione dei 75, composta da maggioranza ed opposizione. Il Governo di allora, il Governo De Gasperi, non sedeva ai banchi del Governo, per sottolineare la distinzione tra le due dimensioni: quella del confronto tra maggioranza ed opposizione e quella che riguarda le regole della Costituzione.
Questa lezione di un Governo e di una maggioranza che, pur nel forte contrasto che vi era, sapevano mantenere e dimostrare, anche con i gesti formali, la differenza che vi è tra la Costituzione e il confronto normale tra maggioranza ed opposizione, in questo momento, è del tutto dimenticata.
Le istituzioni sono comuni: è questo il messaggio costante che in quell'anno e mezzo è venuto da un'Assemblea costituente attraversata - lo ripeto - da forti contrasti politici. Per quanto duro fosse questo contrasto, vi erano la convinzione e la capacità di pensare che dovessero approvare una Costituzione gli uni per gli altri, per sé e per gli altri. Questa lezione e questo esempio sono stati del tutto abbandonati.
Oggi, voi del Governo e della maggioranza state facendo la «vostra» Costituzione. L'avete preparata e la volete approvare voi, da soli, pensando soltanto alle vostre esigenze, alle vostre opinioni e ai rapporti interni alla vostra maggioranza.
Il Governo e la maggioranza hanno cercato accordi soltanto al loro interno, nella vicenda che ha accompagnato il formarsi di questa modifica, profonda e radicale, della Costituzione. Il Governo e la maggioranza - ripeto - hanno cercato accordi al loro interno e, ogni volta che hanno modificato il testo e trovato l'accordo tra di loro, hanno blindato tale accordo. Avete sistematicamente escluso ogni disponibilità ad esaminare le proposte dell'opposizione o anche soltanto a discutere con l'opposizione. Ciò perché non volevate rischiare di modificare gli accordi al vostro interno, i vostri difficili accordi interni.
Il modo di procedere di questo Governo e di questa maggioranza - lo sottolineo ancora una volta - è stato il contrario di quello seguito in quest'aula, nell'Assemblea costituente, dal Governo, dalla maggioranza e dall'opposizione di allora.
Dov'è la moderazione di questa maggioranza? Non ve n'è! Dove sono i moderati? Tranne qualche sporadica eccezione, non se ne trovano, perché la moderazione è il contrario dell'atteggiamento seguito in questa vicenda decisiva, importantissima e fondamentale, dal Governo e dalla maggioranza.
Siete andati avanti, con questa dissennata riforma, al contrario rispetto all'esempio della Costituente, soltanto per non far cadere il Governo. Tante volte la Lega ha proclamato ed ha annunziato che avrebbe provocato la crisi e che sarebbe uscita dal Governo se questa riforma, con questa profonda modifica della Costituzione, non fosse stata approvata.
Ebbene, questa modifica è fatta male e lo sapete anche voi. Con questa modifica dissennata avete previsto che la gran parte delle norme di questa riforma entrino in vigore nel 2011. Altre norme ancora entreranno in vigore nel 2016, ossia tra 11 anni. Per esempio, la norma che abbassa il numero dei parlamentari entrerà in vigore tra 11 anni, nel 2016!
Sapete anche voi che è fatta male, ma state barattando la Costituzione vigente del 1948 con qualche mese in più di vita per il Governo Berlusconi. Questo è l'atteggiamento che ha contrassegnato questa vicenda.
Ancora una volta, in questa occasione emerge la concezione che è propria di questo Governo e di questa maggioranza, secondo la quale chi vince le elezioni possiede le istituzioni, ne è il proprietario. Questo è un errore. È una concezione profondamente sbagliata. Le istituzioni sono di tutti, di chi è al Governo e di chi è all'opposizione. La cosa grave è che, questa volta, vittima di questa vostra concezione è la nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-SDI-Unità Socialista - Congratulazioni)!

http://www.riforme.net/leggi/dic_voto_Camera_ottobre2005_ddl-cost.htm   

lunedì 6 aprile 2015

I detti degli antichi sono degni di memoria...

I detti degli antichi sono degni di memoria...
 




 Piano Liguori  Isola d'Ischia








Detti ischitani..da Chian' Luorio' (Piano Liguori).
Mia nonna diceva:
''Meglie' 'mbriac' ca' malat' ''
( Meglio ubriaco che malato)

mercoledì 11 marzo 2015

Pillole di storia... (io sono Murupanese)

Pillole di storia... (io sono Murupanese) 
 Panorama su Buonopane
 
 Cava di Terzano Buonopane Barano d'Ischia nave crociera all'orizzonte
Cari amici buonopanesi,siamo d'accordo sul fatto che il pane di Michel' Barbon' era buonissimo,(con la crosta bella croccante ma friabilissima e
la mollica ben alveolata e ottima!!!!),ma l’etimologia del nome Buonopane (Murpano) non ha nulla a che fare col pane!!Il nome dell'antico Casale, che Greci e Romani conoscevano,frequentavano ed apprezzavano, deriva dal greco Mur – Pan,che significa tutto cavo (o tutte cave).Ciò spiega anche la posizione del centro abitato proprio tra le “cave” del Pallarito,di Candiano,di Terzano e di Nitrodi.

 U' casal' e Murupan'....la tradizione orale tenta di resistere al passare del tempo...praticamente il nome giusto sarebbe come lo pronunciamo noi: "Murupan" e non Buonopane.
 
 Costa Sparaina Buonopane Barano d'Ischia 
 
Case  Buonopane    sullo sfondo a dx Torre di Sant'Angelo a sx Costa di Terzano 
Buonopane è famosa anche per la sua acqua curativa della sorgente Nitrodi.
 
 La Chiesa di San Giovanni Battista
''L’ambiente tutt’attorno la Parrocchia "sa" di Grecia, di antiche storie di contadini e allevatori di cui racconta pure Giuseppe D’Ascia nel suo "Storia dell’Isola d’Ischia" (1864):
"Avanti la chiesa vi è un atrio spazioso, e molto arieggiato, ove i naturali si radunano nei dì festivi, e mentre i maturi padri si trattengono a discorrere delle fasi della luna, e fanno i loro prognostici sulle future raccolte, e sui correnti prezzi de’ vini e delle mele; i giovani discorrono di caccia, le forosette di amori, e le attempate madri del prezzo della canape, del lino, e delle tele, e dell’occupazione dei loro telai, della poca puntualità delle loro committenti, mezzane, o compratrici".
Siamo probabilmente in presenza della più antica Parrocchia del Comune di Barano, perché era già definita tale in un atto del 1524 del Notaio G.Battista Funereo, quindi è da presumere che già prima di questa data la Chiesa di San Giovanni Battista fosse Chiesa Parrocchiale; di certo sappiamo con quasi assoluta certezza che essa non era Parrocchia prima del 1300, in virtù dell’esistenza di un monastero dedicato a San Costanzo in zona Toccaneto, poi successivamente scomparso.
Un altro documento storico importante porta la data del 9 ottobre 1537, quando il Vescovo Agostino Falivene (1534 - 1548) concesse alla Chiesa di San Giovanni Battista un Patronato che servisse per arrecare un beneficio economico al luogo di culto: tale beneficio parrocchiale fu prima nelle mani della Famiglia Mellusi e nel 1700 passò alla Famiglia Cervera prima della sua estinzione nel 1800.
La Chiesa di Buonopane subì dei seri danni sia dopo il terremoto del 1881 che dopo quello del 1883, fu dunque  restaurata e coperta con lamiere e supporto di legno poi eliminate e sostituite con il cemento armato nel 1961, durante i lavori effettuati fino al 1964 dall’allora Parroco don Vincenzo Mattera, quando fu realizzato anche il pavimento nuovo e coperti i due sacrari presenti sotto la Parrocchia (uno sotto la navata centrale e uno sotto quella laterale) dove venivano seppelliti i defunti fino al 1800.''

''Varie sono le strade e le vie che menano a Barano dai limitrofi Comuni – Se vai da Ischia la strada è in parte ridente, in parte cupa e maltenuta – Se da Casamicciola è ridente e comoda la salita –
Se da Testaccio breve ma alpestre è il pendio che ti fa venir l’affanno – Se da Serrara-Fontana alpestre, ciottoloso è il sentiero.
Da una statistica del 1800 si rileva che la popolazione di Barano ascendeva a 700 abitanti –
Una statistica moderna ne porta il numero da 3600 a 3700 – Da notizie ufficiose ricaviamo che l’attuale popolazione ascende a 2881 anime.
Da Casale fu inalzato Barano, ad università consortile, poi a Comune autonomo al principio del secolo attuale.
Nella parte ecclesiastica questo Comune si divide in due parrocchie, l’una di Barano, l’altra in Moropano;
quindi in due parti si divide il suo clero composto da circa 20 preti.''(
STORIA DELL’ISOLA D’ISCHIA DESCRITTA DA GIUSEPPE D’ASCIA
PARTE PRIMA 1867) 



 

 
Fonte:http://goldhands.livejournal.com/30820.html?thread=191076
http://www.prontoischia.it/articoli/barano-ischia/chiese/la-chiesa-di-san-giovanni-battista

Una delle più antiche tradizioni dell' isola d'Ischia: la danza della  " Ndrezzata"si svolge sul sagrato della chiesa di San Giovanni Battista, l'unica del villaggio, due sole volte all'anno: il lunedì in Albis ed il 24 giugno, giorno della festività di San Giovanni, protettore del villaggio.La Ndrezzata si esibisce sul sagrato il 24 giugno subito dopo la messa serale e prima della processione con la statua di San Giovanni con alla testa il parroco Don Francesco Mattera. 
 
''Qui abbiamo avuto soltanto un personaggio importante, Angelo Migliaccio, un avvocato che fu sindaco di Barano dal 1849 al 1859, i nostri padri erano contadini e dal XVIII secolo i cognomi delle famiglie sono rimasti gli stessi: i Di Costanzo, i Di Meglio, i Di Iorio, i Balestrieri, i Migliaccio.''spiega Pasquale Balestriere, professore di italiano e storia per quaranta anni negli istituti superiori e soprattutto poeta ma anche contadino attaccato alle tradizioni degli antenati e che è ,dopo circa due secoli, un "personaggio importante" di Buonopane, stimato ed amato da tutti. Queste famiglie di contadini hanno conservato in un modo che è ancora misterioso per i cultori di storia una delle più antiche tradizioni dell' isola d'Ischia: la danza della "Ndrezzata" alla quale prendono parte diciotto danzatori "intrecciatori", quattro suonatori – due clarini e due tamburi - che danno il ritmo alla danza dalle origini antichissime. Alla banda della "Ndrezzata" partecipano soltanto i buonopanesi e la tecnica della danza viene trasmessa di generazione in generazione, da padre a figlio.
"Le origini della danza si perdono nella notte dei tempi – spiega il professor Balestriere - ma è probabile che sia una danza di origine greca; del resto i greci furono i primi colonizzatori dell'isola d'Ischia". Ma come questa danza si sia fermata qui, in un villaggio interno, lontano dalla città di Pithecusa fondata dai greci dell' VIII secolo a. C. nell'odierna Lacco Ameno, è ancora un mistero.
"Probabilmente non si saprà mai – dice il prof. Balestrieri – così come non si saprà mai con certezza se la " Ndrezzata" sia una danza di guerra oppure una danza d' amore; quello che è certo che rappresenta l'ultima autentica espressione di folclore dell'isola d'Ischia".

Fonte: http://www.ischia.it/buonopane-la-ndrezzata-e-la-festa-di-san-giovanni

lunedì 23 febbraio 2015

La democrazia è il più grande inganno che l'umanità abbia subito.

La democrazia è il più grande inganno che l'umanità abbia subito.
JobsDisfact = precarizzazione istituzionalizzata,compressione 
salariale e popolo alla catena...il governo Renzi esegue il programma dei banchieri. 







 Collegamento permanente dell'immagine integrata







Volevo semplicemente ricordare agli amici pdoti renzisti che nel 2000 si è svolto un referendum per abolire le garanzie previste dall'articolo 18 ai lavoratori delle aziende con più di 15 dipendenti.In pratica il quesito del 2000 chiedeva di eliminare l’articolo 18, e quindi di liberalizzare i licenziamenti.Il referendum non raggiunse il quorum (il tasso di partecipazione fu del 32,7%), e il 66.4% dei votanti (quasi 10 milioni) si schierò contro l’abrogazione dell’articolo 18.Quindi non venitemi a parlare di democrazia,che tiro fuori la pistola!

domenica 15 febbraio 2015

Quando la BCE non era credibile....perchè lo è mai stata?

Quando la BCE non era credibile....perchè lo è mai stata?
Agli albori del disastro....



Le divisioni paralizzano la Bce.

 

Il capo economista Issing frena sui tagli dei tassi. Ma alcuni banchieri nazionali iniziano a esprimere insoddisfazione

EUROPA Anche dopo l' 11 settembre, la credibilità della Banca centrale continua a calare. Sui mercati e tra i governi Le divisioni paralizzano la Bce Il capo economista Issing frena sui tagli dei tassi. Ma alcuni banchieri nazionali iniziano a esprimere insoddisfazione La Germania è sull' orlo della recessione, trascina al ribasso le altre economie europee. E ancora una volta la Banca centrale ha lasciato i tassi di interesse invariati. Deludendo le aspettative di governi, mercati ed economisti che si attendevano uno sprone alla crescita, un gettito di fiducia. Mentre la Bce si aggrappa alla difesa della sua indipendenza e alla lotta contro un' inflazione in via di rapida sparizione, i mercati percepiscono invece una Banca centrale europea quasi incapace di prendere la decisione giusta al momento giusto, di una banca centrale sempre behind the curve, che segue il mercato, come si dice in gergo tecnico-finanziario, invece di anticiparne le mosse, come fa la Fed. Il problema, secondo alcuni attenti Ecb-watchers (gli osservatori della Bce), risiede nel fatto che il Consiglio dei governatori - composto da sei membri del board e da 12 capi delle banche centrali nazionali - prende le sue decisioni con il metodo del consenso e non con un voto espresso chiaramente. E, dietro le quinte, alcuni elementi indicano invece spaccature profonde in materia di politica monetaria, di cooperazione con i governi europei e le altre banche centrali internazionali, e in materia di vigilanza sul sistema finanziario. «Il board e i governatori sono "spaccati", e non vogliono mostrarlo all' opinione pubblica - dice al Corriere della Sera un alto banchiere centrale, che per ovvi motivi preferisce non vedere citato il suo nome -. Il problema è tutto nelle decisioni del Consiglio. Queste vengono prese a maggioranza, attraverso una faticosa opera di creazione del consenso. Non arrivano quasi mai al voto. E non hanno una leadership chiara. Quindi le decisioni importanti vengono continuamente rinviate. E quando le prendono, è troppo tardi». Il treno del ristagno economico o, forse, della recessione, è già partito. I mercati, insomma, percepiscono la Banca centrale europea come distaccata dall' economia reale e non in grado di cogliere in tempo un brusco rallentamento economico per reagire in modo preventivo come invece ha fatto la Fed fin dal gennaio scorso. Un problema noto già sulla carta. Ma nelle ultime settimane sono giunti alcuni indizi concreti di una profonda divisione dei governatori sulla riduzione dei tassi. Nella conferenza stampa tenuta a Vienna dopo la riunione del Consiglio, l' 11 di ottobre scorso, il presidente della Bce Wim Duisenberg ha parlato di «uno spazio di manovra (per ridurre i tassi) molto piccolo». Secondo fonti delle banche centrali, a opporsi a una riduzione dei tassi sarebbe stato proprio il capo-economista Otmar Issing, responsabile della Politica monetaria, della Ricerca e dell' Economia, cui spetta di diritto proporre in Consiglio le mosse di politica monetaria. Ma per la prima volta le dichiarazioni di Duisenberg hanno suscitato le ire di alti funzionari delle banche centrali nazionali. Perché avrebbe dato l' impressione di voler tenere i tassi fermi per qualche tempo, senza esprimere adeguatamente la diversità delle opinioni all' interno del suo massimo organo. «Sarebbe un errore interpretare così la posizione del Consiglio, perché in realtà la porta è stata lasciata aperta», ha sostenuto un banchiere centrale nazionale. Un altro alto funzionario ha spiegato che il Consiglio voleva vedere dati espliciti sulla reale minaccia alla crescita e sul calo dell' inflazione. «Io avrei attuato una decisione più aggressiva - ha sostenuto il banchiere centrale nazionale - e la Bce dovrebbe credere di più nelle sue stesse previsioni, che mostrano un costo della vita in rallentamento». Qui si vede, ha concluso il funzionario, «la differenza fra la Fed e la Banca centrale europea». La divisione interna al Consiglio sulla politica monetaria sembra quindi attraversare il board per scindere in due fazioni di falchi e colombe anche i governatori. Recentemente, la Bce è stata lodata da tutto il mondo per l' ottima cooperazione avviata con la Fed il 17 di settembre scorso, quando un ribasso dei tassi è riuscito a stabilizzare i mercati finanziari in subbuglio dopo i tragici attentati americani. E' vero. In realtà, sostengono alcuni critici, non si è trattato di un' azione concertata, come quella del dicembre ' 98, seguita da un comunicato congiunto. La Fed aveva annunciato alla Bce il taglio dei tassi prima dell' apertura dei mercati. Sono passate molte ore prima che la Bce annunciasse anche il suo ribasso. E dalla Finlandia Duisenberg aveva continuato a sostenere di non voler seguire la Fed. Questo perché, ha spiegato Ernst Welteke, presidente della Bundesbank e membro del Consiglio della Bce, «alle 16 era stata indetta una riunione straordinaria in teleconferenza, che è terminata alle 17 con la decisione di ridurre il costo del denaro». Ma ai mercati è sembrato che la Bce seguisse a ruota la Fed, invece di procedere insieme. Perché? Secondo fonti delle banche centrali nazionali, ancora una volta Issing non sarebbe stato del tutto convinto del passo da attuare (sarebbe inutile chiederne conferma, perché questa è materia top secret). In questo caso, la divisione in seno al Consiglio in materia di cooperazione esterna sembra dividere soprattutto il board della Bce. Anche la cooperazione con i governi europei nelle riunioni dell' Euro-12 (i 12 Paesi che hanno adottato l' euro) non sembra procedere come si era auspicato. Stretti fra il corsetto del disavanzo pubblico dettato dal Patto di stabilità e l' economia sull' orlo della recessione, il cancelliere Gerhard Schroeder e i ministri alle Finanze francese, Laurent Fabius, e belga, Didier Reynders, hanno preteso un ribasso dei tassi, minacciando di modificare il Patto. Ma, poco per volta, la loro posizione si è ammorbidita. Sembra che sia in corso una specie di scambio, ha sostenuto Daniel Gros, capo del Dipartimento economico del Ceps di Bruxelles, in cui «i governi sostengono di non voler più cambiare il patto e la Bce dice che farà qualcosa sul costo del denaro». Ma così non è accaduto. Perché la Bce non ha toccato i tassi. Anche qui, la divisione sembra attraversare il board e i governatori. 
De Feo Marika
(29 ottobre 2001) - Corriere Economia
Scusate, ma se l'economia NON è una scienza esatta,perchè tutto quello che impone Draghi è considerato vangelo?Perchè i mercati decidono della vita dei popoli?E ancora:perchè la banca centrale deve essere indipendente dal potere politico?In una vera democrazia le decisioni fondamentali spetterebbero ai rappresentanti del popolo,o sbaglio?
L'insostenibilità dell'euro era già stata prevista almeno tre decenni prima della sua nascita,non sarebbe ora di dire basta?

martedì 10 febbraio 2015

L’Europa non esiste,o se preferite: l'Europa è solo una espressione geografica!!

L’Europa non esiste,o se preferite: l'Europa è solo una espressione geografica!!
 
I Greci possono aver fatto tutti gli errori del mondo, ma la soluzione non può essere farli morire di fame. Se esistesse l'Europa, il problema Grecia sarebbe stato risolto in breve tempo con un piano di rientro rispettoso della dignità di un popolo fratello. Ma l'Europa non esiste,o se preferite: l'Europa è solo una espressione geografica!!
 

In questi giorni sui giornali leggiamo Europa vs Grecia,e poi esiste qualcuno che non si ostina a chiamarla dittatura. 



Europa, come la intendono loro (solidarietà, etc.) non esiste, esiste solo l'€uro,l'Europa in cui pochi pensano di decidere arbitrariamente sulla pelle dei molti.

 
Declino economico e sociale. L'Europa è patria delle diseguaglianze sociali,di povertà diffusa,di suicidi quotidiani,della disperazione. Disoccupazione,morte, povertà, diseguaglianze, questi sono i risultati...

giovedì 5 febbraio 2015

Questa è l'Europa unita (sotto ricatto).

Questa è l'Europa unita (sotto ricatto).  

Draghi: "I Bond di Atene non sono più garanzia per ottenere liquidità".
 
Cari amici atei,gli dei esistono,e uno dei più grandi si chiama Draghi!Gli dei dell'Olimpo giocavano con gli uomini ed erano intoccabili.Gli dei delle banche centrali e dei mercati sono intoccabili e giocano sempre con le vite degli uomini.Lui è il dio di tutti gli europei,l'essere supremo,creatore della moneta dal nulla, il dio di tutte le bolle,l'unico che può decidere della vita e della morte degli uomini europei,solo a lui è dato questo potere,solamente lui sa quando è giunto il nostro momento.Le sue decisioni sono inappellabili,imprevedibili,irreversibili.Non si torna indietro!!!



 Renzi gli regala la cravatta...

 Junker lo prende per mano...
   
 a quanto pare nessuno ha più paura di Tsipras. Tra qualche giorno gli offriranno un buon infuso di cicuta.Sarà un finale pirotecnico.... 


martedì 3 febbraio 2015

Pillole di Storia....La famosa libertà d'espressione occidentale ai tempi della Rivoluzione francese..

Pillole di Storia....


La famosa libertà d'espressione occidentale ai tempi della Rivoluzione francese...non erano tutti Charlie Hebdo... 
 

''Il cittadino Natoile,che ha un teatrino ai Champs-Élysées,è stato arrestato l'altro ieri per incivismo,perchè faceva rappresentare la Convenzione a Pulcinella.''

“Quando il governo viola i diritti del popolo, l'insurrezione è per il popolo il più santo e il più indispensabile dei doveri” - si leggeva nei primi Diritti dell'Uomo. Le esecrabili e micidiali conseguenze dell'applicazione di questo “diritto” hanno macchiato la storia della Francia, e della Rivoluzione, di colpe incancellabili.
 “Gli dèi hanno sete”
di Anatole France
“Les Dieux ont soif”, Parigi, 1912. Prima edizione IT: 1922.

martedì 27 gennaio 2015

Paure di classe e scontro di civiltà....

Paure di classe e scontro di civiltà....
 
 



 
Prof. Luciano Canfora
L’eterno conflitto : dai romani al califfato
Il III secolo d.C. fu definito l’«età dell’angoscia», ora ci frastorna lo scontro di civiltà Ma è il solito urto tra privilegiati e diseredati, che talvolta emerge con furore misticodi Luciano Canfora Corriere La Lettura 25.1.15
All’inizio del XXI secolo è nato, contro ogni aspettativa, un «Califfato» che profetizza la fine dell’Occidente, così come nell’ultimo ventennio del secolo XX il khomeinismo profetò la fine dell’Urss. Nel momento più acuto della lunga crisi dell’impero romano (III secolo d.C.) sorse una unità statale possente, che staccò pezzi significativi dalla compagine dell’impero: Siria, Egitto, Asia Minore. Fu il regno di Zenobia di Palmira, che costrinse l’imperatore Aureliano (270-275 d.C.) a una dura guerra per riconquistare l’Oriente e in particolare l’Egitto, al prezzo — tra l’altro — della distruzione di un intero quartiere di Alessandria e della sua mitica biblioteca.
Difficile indicare un più drammatico simbolo di «decadenza». Quasi un secolo dopo, uno storico siriaco che scriveva in latino ed era rimasto pagano, Ammiano Marcellino, rievocava la terribile e distruttiva vicenda di Alessandria nel XXII libro delle sue Storie . Oggi alcuni pensano che il mondo stia vivendo un nuovo «terzo secolo»: sta davvero finendo una civiltà?
Ogni epoca ha udito paventare o profetare la decadenza. Questo potrebbe portare a concludere che la decadenza non esiste e che, semmai, è la proiezione dell’allarme di alcuni o di molti, o anche dell’«angoscia» di una parte, più sensibile e più pensante.
L’allarme cresce al cospetto di grandi rivolgimenti. Nell’età delle guerre civili romane, Lucrezio ravvisa un indizio di decadenza persino nella realtà fisica: un tempo la terra produceva corpi più grandi, giganteschi. Molti anni fa, Santo Mazzarino, in un piccolo libro geniale, La fine del mondo antico (1959), apriva l’ultimo capitolo con i versi di Verlaine: «Io sono l’impero alla fine della decadenza, che guarda il passaggio dei grandi barbari bianchi, componendo acrostici indolenti» (1883). Qui torna il motivo della grandezza dei corpi. I popoli nuovi sono anche fisicamente «più grandi», e l’impero in decadenza li osserva indolente. Aggiungiamo che ciò che appare «decadenza» ad alcuni protagonisti o testimoni non è affatto tale per altri. Quelle che, nella prospettiva dell’assetto imperiale romano, e nella percezione dei suoi ceti dirigenti, nonché di una parte della storiografia moderna, erano le «invasioni barbariche», nella storiografia germanica sono le «migrazioni di popoli»: fenomeno dunque positivo che sta alla base della compenetrazione latino-germanica da cui nasce il mondo moderno.
Crisi acute — all’apparenza irreversibili — scandirono la storia della compagine romana ben prima del «fatale» III secolo. Orazio, testimone diretto del riaprirsi delle guerre civili dopo la morte di Cesare, prevede, nell’ Epodo XVI , che i barbari verranno ad abbeverare i loro cavalli in Campidoglio. Analoga fu la percezione, tra i contemporanei, dell’anno 69 d.C., tra la morte di Nerone e l’avvento di Vespasiano: riesplose allora la guerra civile e parve profilarsi il fallimento non solo della dinastia giulio-claudia, ma della costruzione augustea come tale. E così dalla crisi esplosa alla morte di Commodo (180-192), emerse, nel sangue, la dinastia severiana; e, all’estinguersi di questa, un «semibarbaro», Massimino il Trace (235-238), salì sul trono dei Cesari.
Non sarà inutile ricordare che proprio la vicenda del breve e devastante governo di Massimino, drammatizzata da Erodiano nella Storia dopo Marco , fu — insieme all’esperienza della rivoluzione russa — tra gli spunti che misero in moto la fantasia storiografica di uno dei grandi del Novecento: Mikhail Rostovtsev. Per lui — ormai esule — nell’opera sua più celebre, la Storia economica e sociale dell’impero romano (1926), la rivoluzione russa del 1917 aveva rappresentato l’analogo della sommersione della elevata civilitas ellenistico-romana da parte della semibarbara massa contadina.
La scansione per secoli, si sa, è sempre approssimativa. Nondimeno è lecito dire che la percezione del tramonto di un mondo e l’aspettativa di una nuova, salvifica, linfa spirituale furono sentimenti diffusi nel tempo che va dal sempre più stanco governo di Marco Aurelio (161-180 d.C.) alla rifondazione dello Stato ad opera di Diocleziano (284-305 d.C.). Perciò quel secolo fu definito da un grande storico irlandese, Eric Dodds (1893-1979), «età dell’angoscia», in un famoso ciclo di conferenze poi divenute libro (1964).
Ernest Renan si era spinto oltre e aveva parlato di fine del mondo antico già con Marco Aurelio. Pagani e cristiani in un’epoca di angoscia di Dodds cercava di cogliere i patemi e le aspettative che accomunavano le varie correnti spirituali dell’epoca al di là della distinzione, non di rado arbitraria, tra «pagani» e «cristiani».

lunedì 12 gennaio 2015

Hollande : ''nessuno deve poter vedere questo spettacolo antisemita e provocatorio''...

François  Hollande :
''nessuno deve poter vedere questo spettacolo antisemita e provocatorio''...  
 




LA STORICA MARCIA DEGLI IPOCRITI   
È curioso vedere gli stessi che si scagliavano contro la satira di Dieudonné ora si battano per la libertà d'espressione.
Le associazioni che ritengono ormai Dieudonné un pericoloso antisemita hanno ottenuto dal consiglio di stato francese l'annullamento per motivi di ordine pubblico dello spettacolo che si sarebbe dovuto tenere il 9 gennaio 2014, al teatro Zenith di Nantes, non perché vi fossero presenti contenuti antisemiti ma perché la sola presenza pubblica del comico, condannato per antisemitismo, è stata considerata turbamento dell'ordine pubblico.
Ascoltate il paladino della libertà d'espressione François Hollande :''nessuno deve poter vedere questo spettacolo antisemita e provocatorio''
  
Retorica e ipocrisia istituzionalizzate dai leader pupazzi in marcia a Parigi, il fondamentalismo islamico non c'entra e loro lo sanno.Non si può chiedere di manifestare per la libertà a chi vuole il pensiero unico dittatoriale.L'unica conclusione alla quale sono arrivato è che la libertà d'espressione non c'entra nulla con la strage al Charlie Hebdo!Il terrorismo è una guerra di propaganda,nulla di più.I fessi muoiono i furbi ingrassano.