lunedì 20 ottobre 2014

Questo potere è peggio che totalitario in quanto è violentemente totalizzante.

Questo potere è peggio che totalitario in quanto è violentemente totalizzante.
 
Politici che annaffiano l'orto coltivato a consenso. La democrazia del consenso è solo questo, spettacolo e voto di scambio.Se i giovani leggessero ''Scritti corsari'' di Pier Paolo Pasolini, scoprirebbero che presente e futuro prossimo sono stati già (de)scritti.
Ci siamo fatti truffare come polli d'allevamento.
Siamo tutti polli d'allevamento. Siamo tutti carne da macello.

''Questo potere è peggio che totalitario in quanto è violentemente totalizzante...ha generato un drammatico vuoto di potere.
Gli italiani...sono divenuti in pochi anni un popolo degenerato , ridicolo, mostruoso, criminale.
Ho visto "coi miei sensi" il comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscienza del popolo italiano , fino a una irreversibile degradazione.Cosa che non era accaduta durante il fascismo fascista, periodo in cui il comportamento era completamente dissociato dalla coscienza.Vanamente il potere "totalitario" iterava e reiterava le sue imposizioni comportamentistiche: la coscienza non ne era implicata.
I "modelli" fascisti non erano che maschere, da mettere e levare. Quando il fascismo fascista è caduto , tutto è tornato come prima.

Il nuovo potere non è più clerico-fascista , non è più repressivo.
Non possiamo più usare contro di esso gli argomenti...che tanto abbiamo adoperato contro il potere clerico fascista , contro il potere repressivo.
Il nuovo potere consumistico e permissivo si è valso proprio delle nostre conquiste mentali di laici, di illuministi, di razionalisti , per costruire la propria impalcatura di di falso laicismo, di falso illuminismo, di falsa razionalità. Si è valso delle nostre sconsacrazioni per liberarsi di un passato che, con tutte le sue atroci e idiote consacrazioni, non gli serviva più.
In compenso però tale nuovo potere ha portato al limite massimo la sua unica sacralità: la sacralità del consumo come rito, e, naturalmente, della merce come feticcio. Nulla più osta a tutto questo.

... Come polli di allevamento , gli italiani hanno subito assorbito la nuova ideologia irreligiosa e antisentimentale del potere: tale è la forza di attrazione e di convinzione della nuova qualità di vita che il potere promette, e tale è , insieme , la forza degli strumenti di comunicazione (specie la televisione) di cui il potere dispone.
Come polli d'allevamento , gli italiani hanno indi accettato la nuova sacralità , non nominata , della merce e del suo consumo.
Del resto c'è da chiedersi cos'è più scandaloso : se la provocatoria ostinazione dei potenti a restare al potere, o l'apolitica passività del paese ad accetare la loro stessa fisica presenza (" ...quando il potere ha osato oltre ogni limite , non lo si può mutare, bisogna accettarlo così com'è"...).

da "Scritti corsari" di Pier Paolo Pasolini.
LA QUESTIONE SOCIALE È QUESTIONE MORALE.
 '' Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. Com’è stato giustamente sottolineato da un eminente esperto: "noi non accettiamo di separare l’economico dall’umano, lo sviluppo dalla civiltà dove si inserisce. Ciò che conta per noi è l’uomo, ogni uomo, ogni gruppo d’uomini, fino a comprendere l’umanità intera".
POPULORUM PROGRESSIO LETTERA ENCICLICA  DI SUA SANTITÀ PAOLO PP. VI 

domenica 19 ottobre 2014

"Rimbocchiamoci le maniche e ricominciamo dalla battaglia culturale".

"Rimbocchiamoci le maniche e ricominciamo dalla battaglia culturale".    
 Intervista a Luciano Canfora


Classicista di fama internazionale, esponente di spicco della sinistra italiana, già iscritto a Rifondazione comunista e al Pdci, docente presso l’Università di Bari, Luciano Canfora è uno degli intellettuali più prestigiosi e controcorrenti che il panorama italiano può vantare. Quest’anno ha partecipato in qualità di condirettore all’edizione 2014 di FestivalStoria, ospitata presso i locali dell’Università di San Marino, dedicata questa volta al tema “Auri Sacra Fames”. Il denaro, motore della Storia? e che chiude oggi i battenti. A lui abbiamo chiesto di riflettere su questo concetto il quale se per certi versi appare scontato di fatto non trova mai o quasi mai riscontro esplicito nelle discussioni politiche o culturali sia a livello nazionale che internazionale.
Professor Canfora, fermo restando che già sappiamo, come sosteneva Marx, che l’economia è la struttura portante della storia dell’umanità, e con essa il denaro e l’avidità dell’uomo, si può intravedere un’epoca dove però questo aspetto ha prevalso più di altri momenti?
Una storia dell’umanità in sintesi l’ha già raccontata Lucrezio, il poeta latino del tempo di Cicerone e di Cesare, a metà del primo anno Avanti Cristo. Nel quinto libro del “De Rerum Natura”, una pagina formidabile, una specie di storia dell’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, dice che il conflitto e quindi la storia conflittuale dell’umanità, comincia quando fu scoperta la proprietà. “Res reperta”, appunto la proprietà, e “aurunque”, cioè l’oro. Riferimento del valore convenzionale. E forse, anche se non possiamo saperlo con certezza, probabilmente già Epicuro si soffermava molto su questo punto se lo stesso Lucrezio appunto lo ha molto tradotto parafrasandolo e rievocandolo. Io sono convinto che Lucrezio sia stato un pensatore originale e molto importante. Comunque l’intuizione che l’intera vicenda umana sia legata a questo fenomeno e alla dinamica della proprietà e al conflitto che essa determina, diventa lì, nel suo pensiero, molto chiara. Ed è altrettanto chiara e ben presente nella consapevolezza e nella coscienza di tutti gli storici e i pensatori del mondo antico, che sono millenni di storia non certamente un quarto d’ora. Insomma il materialismo storico non ha inventato nulla a riguardo, ha solo preso coscienza di un convincimento radicato nella realtà.

Anche quando si parla della “guerra motore della Storia” siamo sempre dentro il concetto di “scontro per la proprietà”?
Certo. Che sia conflitto imperiale o conflitto civile sempre della stessa cosa si tratta. Ci sono però dei momenti in cui tutto questo passa in secondo piano nelle coscienze delle persone, e questo lo abbiamo visto varie volte riprodursi, a seguito della conflittualità a base religiosa. L’altro malanno dell’umanità sono infatti le religioni, che scatenando i fanatismi contrappositivi, ovvero “quello che penso io è vero, quello che pensi tu è demoniaco”, innescano appunto conflitti spaventosi che possono durare secoli. L’Europa, che è un luogo molto ipocrita, per secoli si è dilaniata per guerre di religione, totalmente sconvolgenti dal punto di vista mentale. Si può ritenere che anche dietro, ma molto mediatamente, questi conflitti allucinanti a base religiosa ci siano motivi di carattere materiale. Di cui gli stessi protagonisti però non sono consapevoli. Sicuramente il petrolio è alla base della guerra lancinante del nuovo califfato contro i paesi vicini, ma i militanti di quella realtà, completamente obnubilati dal punto di vista mentale, credono di lottare per una religione, per una fede. Sono probabilmente molto mediatamente manovrati e quindi la loro posizione appare ancora più tragica in quanto diventano oggetti e non soggetti della storia. Però tendo a pensare che se uno guarda da vicino anche in quel caso al di sotto c’è la “res” come diceva Lucrezio.