lunedì 9 giugno 2014

Papa Francesco:''Per la pace ci vuole coraggio, molto più che per la guerra''. Shalom, Pace, Salam! Amen.

Papa Francesco:''Per la pace ci vuole coraggio, molto più che per la guerra''. 
Shalom, Pace, Salam! Amen.

 

  «Signori Presidenti, il mondo è un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, è vero, ma è anche un prestito dei nostri figli: figli che sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino». PAPA FRANCESCO
 
Signori Presidenti, Santità, fratelli e sorelle!

con grande gioia vi saluto e desidero offrire a voi e alle distinte Delegazioni che vi accompagnano la stessa calorosa accoglienza che mi avete riservato nel mio pellegrinaggio appena compiuto in Terra Santa.

Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver accettato il mio invito a venire qui per invocare insieme da Dio il dono della pace. Spero che questo incontro sia un cammino alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide. E ringrazio Vostra Santità, venerato Fratello Bartolomeo, per essere qui con me ad accogliere questi illustri ospiti. La Sua partecipazione è un grande dono, un prezioso sostegno, e testimonianza del cammino che come cristiani stiamo compiendo verso la piena unità.

La vostra presenza, Signori Presidenti, è un grande segno di fraternità, che compite quali figli di Abramo, ed espressione concreta di fiducia in Dio, Signore della storia, che oggi ci guarda come fratelli l’uno dell’altro e desidera condurci sulle sue vie. Questo nostro incontro di invocazione della pace in Terra Santa, in Medio Oriente e in tutto il mondo è accompagnato dalla preghiera di tantissime persone, appartenenti a diverse culture, patrie, lingue e religioni: persone che hanno pregato per questo incontro e che ora sono unite a noi nella stessa invocazione. È un incontro che risponde all’ardente desiderio di quanti anelano alla pace e sognano un mondo dove gli uomini e le donne possano vivere da fratelli e non da avversari o da nemici.

Signori Presidenti, il mondo è un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, ma è anche un prestito dei nostri figli: figli che sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino. Molti, troppi di questi figli sono caduti vittime innocenti della guerra e della violenza, piante strappate nel pieno rigoglio.

E’ nostro dovere far sì che il loro sacrificio non sia vano. La loro memoria infonda in noi il coraggio della pace, la forza di perseverare nel dialogo ad ogni costo, la pazienza di tessere giorno per giorno la trama sempre più robusta di una convivenza rispettosa e pacifica, per la gloria di Dio e il bene di tutti. Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo.

La storia ci insegna che le nostre forze non bastano. Più di una volta siamo stati vicini alla pace, ma il maligno, con diversi mezzi, è riuscito a impedirla. Per questo siamo qui, perché sappiamo e crediamo che abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Non rinunciamo alle nostre responsabilità, ma invochiamo Dio come atto di suprema responsabilità, di fronte alle nostre coscienze e di fronte ai nostri popoli. Abbiamo sentito una chiamata, e dobbiamo rispondere: la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza, a spezzarla con una sola parola: "fratello". Ma per dire questa parola dobbiamo alzare tutti lo sguardo al Cielo, e riconoscerci figli di un solo Padre. A Lui, nello Spirito di Gesù Cristo, io mi rivolgo, chiedendo l’intercessione della Vergine Maria, figlia della Terra Santa e Madre nostra. Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica!


Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: "mai più la guerra!"; "con la guerra tutto è distrutto!". Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace.

Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre "fratello", e lo stile della nostra vita diventi: 

shalom, pace,salam! Amen.
 
Peres: pace anche a costo di sacrifici e compromessi

Sua Santità Papa Francesco, Sua eccellenza Presidente Mahmoud Abbas,

sono venuto dalla Città Santa di Gerusalemme per ringraziarvi per questo vostro invito eccezionale. La Città Santa di Gerusalemme è il cuore pulsante del popolo ebraico. In ebraico, la nostra lingua antica, la parola Gerusalemme e la parola “pace” hanno la stessa radice.


E infatti pace è la visione stessa di Gerusalemme. Come si legge nel Libro dei Salmi (122, 6-9): “Chiedete pace per Gerusalemme. Vivano sicuri quelli che ti amano. Sia pace nelle tue mura sicurezza nei tuoi palazzi. Per i miei fratelli e i miei amici Io dirò: “Su di te sia pace”. Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene”. Durante la Sua storica visita alla Terra Santa, Lei ci ha toccato con il calore del Suo cuore, la sincerità delle Sue intenzioni, la Sua modestia, la Sua gentilezza. Lei ha toccato i cuori della gente – indipendentemente dalla sua fede e nazionalità. Lei si è presentato come un costruttore di ponti di fratellanza e di pace. Noi tutti abbiamo bisogno dell’ispirazione che accompagna il suo carattere e il suo cammino. Grazie. Due popoli – gli israeliani e i palestinesi – desiderano ancora ardentemente la pace. Le lacrime delle madri sui loro figli sono ancora incise nei nostri cuori.

Noi dobbiamo mettere fine alle grida, alla violenza, al conflitto. Noi tutti abbiamo bisogno di pace. Pace fra eguali. Il Suo invito a unirsi a Lei in questa importante cerimonia per chiedere la pace, qui nei Giardini Vaticani, alla presenza di autorità Ebree, Cristiane, Musulmane e Druse, riflette meravigliosamente la Sua visione dell’aspirazione che tutti condividiamo: Pace. In questa commovente occasione, traboccanti di speranza e pieni di fede, eleviamo con Lei, Santità, una invocazione per la pace fra le religioni, le nazioni, le comunità, fra uomini e donne. Che la vera pace diventi nostra eredità presto e rapidamente. Il nostro Libro dei Libri ci impone la via della pace, ci chiede di adoperarci per la sua realizzazione.

Dice il Libro dei Proverbi: “Le sue vie sono vie di grazia, e tutti i suoi sentieri sono pace”. Così devono essere le nostre vie. Vie di grazia e di pace. Non è per caso che Rabbi Akiva ha colto l’essenza della nostra Legge con una sola frase: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Noi tutti siamo uguali davanti al Signore. Noi siamo tutti parte della famiglia umana. Perciò, senza pace noi non siamo completi e dobbiamo ancora compiere la missione dell’umanità. La pace non viene facilmente. Noi dobbiamo adoperarci con tutte le nostre forze per raggiungerla. Per raggiungerla presto. Anche se ciò richiede sacrifici o compromessi.

Il Libro dei Salmi ci dice: “Se ami la vita e desideri vedere lunghi giorni, trattieni la tua lingua dal male e le tue labbra dalla menzogna. Allontànati dal male e fa il bene, cerca la pace e perseguila”. Questo significa, che dobbiamo perseguire la pace. Ogni l’anno. Ogni giorno. Noi ci salutiamo con questa benedizione: Shalom, Salam. Noi dobbiamo essere degni del significato profondo ed esigente di questa benedizione. Anche quando la pace sembra lontana, noi dobbiamo perseguirla per renderla più vicina. E se noi perseguiamo la pace con perseveranza, con fede, noi la raggiungeremo. Ed essa durerà grazie a noi, a tutti noi, di tutte le fedi, di tutte le nazioni, come è stato scritto: “Essi trasformeranno le loro spade in aratri e le loro lance in falci. Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo e non si eserciteranno più nell’arte della guerra”.

“Cari amici, sono stato giovane, ora sono vecchio. Ho sperimentato la guerra, ho assaporato la pace. Mai dimenticherò le famiglie, i genitori ed i bambini che hanno pagato il prezzo della guerra. E per tutta la mia vita non smetterò di lavorare per la pace, per le generazioni che verranno. Prendiamoci per mano e costruiamo" un futuro felice "per i nostri figli”. L’anima s’innalza alla lettura di questi versi di visione eterna. E noi possiamo – insieme e ora, israeliani e palestinesi – trasformare la nostra nobile visione in una realtà di benessere e prosperità. E’ in nostro potere portare la pace ai nostri figli.

Questo è il nostro dovere, la missione santa dei genitori. Lasciatemi concludere con una preghiera: Colui che fa la pace nei cieli faccia pace su di noi e su tutto Israele e sul mondo intero, e diciamo: Amen.

 
Abu Mazen: Palestina sia sicura per ogni fede.
 Nel nome di Dio, sommamente Clemente, sommamente Misericordioso, Sua Santità Papa Francesco, Sua Eccellenza Presidente Shimon Peres, Beatitudini, Onorevoli Sceicchi e Rabbini, Signore e Signori,

è davvero un grande onore per noi incontrarci di nuovo con Sua Santità il Papa Francesco a compimento del suo gentile invito a gustare la sua spirituale e nobile presenza, e ascoltare il suo pensiero e la sua saggezza cristallina, che promanano da un cuore sano, da una coscienza vibrante, come pure da un elevato senso etico e religioso. Io ringrazio Vostra Santità dal più profondo del cuore per aver intrapreso questo importante incontro qui in Vaticano.

Allo stesso tempo, noi apprezziamo moltissimo la Vostra visita nella Terra Santa Palestina, e specificamente nella nostra città santa Gerusalemme e a Betlemme; la città dell’amore e della pace, e la culla di Gesù Cristo. La visita è un’espressione sincera della Vostra fede nella pace e un tentativo credibile per raggiungere la pace fra i palestinesi e gli israeliani. O Dio, noi ti lodiamo sempre per aver fatto di Gerusalemme la nostra porta per il cielo. Come dice il Santo Corano, “Gloria a Lui, che ha fatto che il Suo servo viaggiasse di notte dal luogo sacro dell’adorazione al più alto luogo dell’adorazione, i cui dintorni Noi abbiamo benedetto”. 

Tu hai reso il pellegrinaggio e la preghiera in questo luogo gli atti migliori che i fedeli possono compiere in tuo onore, e hai espresso la tua promessa fedele con le parole: “Entrino nel Masjid come hanno fatto per la prima volta”. Dio Onnipotente ha detto la verità. O, Dio del Cielo e della Terra, accetta la mia preghiera per la realizzazione della verità, della pace e della giustizia nella mia patria la Palestina, nella regione, e nel mondo intero. Ti supplico, O Signore, in nome del mio popolo, il popolo della Palestina – musulmani, cristiani e samaritani – che desidera ardentemente una pace giusta, una vita degna e la libertà; ti supplico, O Signore, di rendere il futuro del nostro popolo prospero e promettente, con libertà in uno stato sovrano e indipendente. Concedi, O Signore, alla nostra regione e al suo popolo sicurezza, salvezza e stabilità. Salva la nostra città benedetta Gerusalemme; la prima Kiblah, la seconda Santa Moschea, la terza delle due Sante Moschee, e la città delle benedizioni e della pace con tutto ciò che la circonda. Riconciliazione e pace, O Signore, sono la nostra meta.

Dio, nel Suo Libro Santo ha detto ai fedeli: “Fate pace fra voi!” Noi siamo qui, Signore, orientati verso la pace. Rende fermi i nostri passi e corona di successo i nostri sforzi e le nostre iniziative. Tu sei il promotore della virtù e colui che previene il vizio, il male e l’aggressione. Tu parli e tu sei il più veritiero, “E se essi si inclinano verso la pace, inclinati anche tu verso di essa, e abbi fiducia in Allah. Ecco! Egli è colui che ascolta, colui che conosce”. Come dice il Profeta Muhammad, “Diffondete la pace fra voi”. Oggi, noi ripetiamo ciò che Gesù Cristo dice rivolgendosi a Gerusalemme: “Se tu avessi conosciuto oggi la via della pace!” (Luca 19,42). Ricordiamo pure le parole di San Giovanni Paolo II, quando disse: “Se la pace si realizza a Gerusalemme, la pace sarà testimoniata nel mondo intero”. E allo stesso tempo, nella nostra preghiera di oggi, abbiamo ripetutamente proclamato per coloro che si impegnano per la pace: “Beati gli operatori di pace!”; e “Chiedete pace per Gerusalemme” come si dice nelle Sacre Scritture. Perciò noi Ti chiediamo, Signore, la pace nella Terra Santa, Palestina, e Gerusalemme insieme con il suo popolo.

Noi ti chiediamo di rendere la Palestina e Gerusalemme in particolare una terra sicura per tutti i credenti, e un luogo di preghiera e di culto per i seguaci delle tre religioni monoteistiche - Ebraismo, Cristianesimo, Islam - e per tutti coloro che desiderano visitarla come è stabilito nel Sacro Corano. O Signore, tu sei la pace e la pace promana da te. O Dio di Gloria e di Maestà donaci sicurezza e salvezza, e allevia la sofferenza del mio popolo nella patria e nella diaspora. O Signore, porta una pace comprensiva e giusta al nostro Paese e alla regione cosicché il nostro popolo e i popoli del Medio Oriente e il mondo intero possano godere il frutto della pace, della stabilità e della coesistenza. Noi desideriamo la pace per noi e i nostri vicini. Noi cerchiamo la prosperità e pensieri di pace per noi come per gli altri. O Signore, rispondi alle nostre preghiere e dà successo alle nostre iniziative perché tu sei il più giusto, il più misericordioso, Signore dei mondi. 

 
Fonte: http://www.avvenire.it/Pagine/home.aspx

Un’analisi di Tornielli sull’incontro per la pace promosso da papa Francesco con Peres, Abu Mazen e Bartolomeo

ANDREA TORNIELLI Città del Vaticano
«Ci sono dei gesti che mi vengono dal cuore, in quel momento...». Così Papa Francesco aveva risposto a chi due settimane fa gli chiedeva come fosse nato quell'omaggio con il bacio della mano ai sopravvissuti della Shoah nello Yad Vashem. Ed è in questo modo che a Bergoglio era venuta l'idea di far ritrovare insieme per pregare i responsabili dei due popoli, israeliano e palestinese, durante il breve viaggio in Terra Santa dello scorso maggio. Il sogno non si era potuto realizzare in loco, ma il Papa non ci aveva rinunciato, e aveva così invitato a casa sua Shimon Peres e Abu Mazen.

L'invocazione a Dio perché doni la pace in Terra Santa che si è svolta ieri sera in Vaticano è un gesto nuovo e inedito. Giovanni Paolo II, dopo l'11 settembre, aveva invitato ad Assisi i leader delle religioni. Ma non aveva portato a pregare nello stesso luogo chi si combatte. Più che le parole, comunque significative, a colpire della cerimonia nel giardino triangolare con il Cupolone che si stagliava sullo sfondo, sono stati i silenzi, la partecipazione, le immagini. Qualcosa di veramente «potente», ha commentato a caldo il portavoce del presidente Peres. Una celebrazione curata in ogni dettaglio dal Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, con uguali spazi alle tre religioni professate da chi vive in Israele e Palestina. Tre preghiere distinte, senza confusioni, ma accompagnate da tanti credenti in tutto il mondo, tutti spiritualmente presenti accanto ai quattro vegliardi che con le pale di metallo blu hanno piantato un piccolo ulivo, simbolo della pace e pianta a suo modo emblematica: ci vogliono molti anni prima che possa portare frutto.

Un gesto inedito, quello di ieri sera, anche per i cristiani. Uniti nell'abbraccio tra Francesco e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, entrambi al centro della scena al momento del saluto finale di pace. Una minoranza, quella cristiana, sempre più riconciliata al suo interno, che può giocare un ruolo chiave nella pacificazione di israeliani e palestinesi.

Francesco ha voluto gettare un sasso in un processo negoziale stagnante, interrotto dopo la decisione di Abu Mazen di dar vita a un governo di unità nazionale con esponenti di Hamas, alla quale ha fatto seguito l'annuncio da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu del via libera a migliaia di nuovi insediamenti di coloni in Cisgiordania. Il vescovo di Roma non ha agito da politico, ha portato i due presidenti a pregare, come uomini di fede, all'ombra del Cupolone di San Pietro. Le tensioni e i conflitti aperti rimangono tanti. Sia Peres che Abu Mazen hanno fatto riferimento nei loro interventi, all'unicità di Gerusalemme come città santa delle loro rispettive fedi. Ma il presidente israeliano, ormai prossimo alla scadenza del suo mandato, ha anche riconosciuto che la pace va costruita anche «se ciò richiede sacrifici o compromessi».

Francesco non ha fatto il diplomatico né il mediatore. Ha però detto parole chiarissime sui troppi figli vittime innocenti della guerra e della violenza: «È nostro dovere far sì che il loro sacrificio non sia vano». «Per fare la pace - ha aggiunto - ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo».

E invocare Dio, alzare gli occhi al cielo, non significa affatto rinunciare all'impegno di costruire «artigianalmente», ogni giorno e con coraggio, la pace. Aver pregato nello stesso luogo, con rabbini, preti e imam, con i rappresentanti dei popoli israeliano e palestinese, nel giorno in cui i cristiani festeggiano la Pentecoste - festa dello Spirito Santo che «è armonia» come sempre ricorda Bergoglio - è un richiamo e una responsabilità. La spirale dell’odio e della violenza va spezzata «con una sola parola: “fratello”. Ma per dire questa parola - ha concluso Francesco - dobbiamo alzare tutti lo sguardo al cielo, e riconoscerci figli di un unico Padre». 
Fonte:http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-terra-santa-34625/
Invocazione per la pace
Papa Francesco ha invitato i Presidenti di Israele, Shimon Peres, e della Palestina, Mahmoud Abbas, per un'iniziativa di Invocazione per la pace, che avrà luogo nei Giardini Vaticani.


Trasmesso dal vivo in streaming il 08/giu/2014 Fonte:Vatican
Shalom, Pace, Salam! Amen.

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