I VESTITI NUOVI DELL'IMPERATORE.....
I vestiti nuovi dell'imperatore o Gli abiti nuovi dell'imperatore è una fiaba danese scritta da Hans Christian Andersen e pubblicata per la prima volta nel 1837nel volume Eventyr, Fortalte for Børn ("Fiabe, raccontate per i bambini"). Il titolo originale è Keiserens Nye Klæder.
La fonte da cui ha tratto ispirazione Andersen è una storia spagnola riportata daDon Juan Manuel (1282-1348), la XXXII dell'operaRl Conde Lucanor.
Fonte:(Wikipedia)
Molti anni fa viveva un imperatore che amava tanto avere sempre
bellissimi vestiti nuovi da usare tutti i suoi soldi per vestirsi
elegantemente. Non si curava dei suoi soldati né di andare a teatro o di
passeggiare nel bosco, se non per sfoggiare i vestiti nuovi. Possedeva
un vestito per ogni ora del giorno e come di solito si dice che un re è
al consiglio, così di lui si diceva sempre: «E nello spogliatoio!».
Nella grande città in cui abitava ci si divertiva molto; ogni giorno
giungevano molti stranieri e una volta arrivarono due impostori: si
fecero passare per tessitori e sostennero di saper tessere la stoffa più
bella che mai si potesse immaginare. Non solo i colori e il disegno
erano straordinariamente belli, ma i vestiti che si facevano con quella
stoffa avevano lo strano potere di diventare invisibili agli uomini che
non erano all'altezza della loro carica e a quelli molto stupidi.
"Sono proprio dei bei vestiti!" pensò l'imperatore. "Con questi
potrei scoprire chi nel mio regno non è all'altezza dell'incarico che
ha, e riconoscere gli stupidi dagli intelligenti. Sì, questa stoffa
dev'essere immediatamente tessuta per me!" e diede ai due truffatori
molti soldi, affinché potessero cominciare a lavorare.
Questi montarono due telai e fecero fìnta di lavorare, ma non avevano
proprio nulla sul telaio. Senza scrupoli chiesero la seta più bella e
l'oro più prezioso, ne riempirono le borse e lavorarono con i telai
vuoti fino a notte tarda.
"Mi piacerebbe sapere come proseguono i lavori per la stoffa" pensò
l'imperatore, ma in verità si sentiva un po' agitato al pensiero che gli
stupidi o chi non era adatto al suo incarico non potessero vedere la
stoffa. Naturalmente non temeva per se stesso; tuttavia preferì mandare
prima un altro a vedere come le cose proseguivano. Tutti in città
sapevano che straordinario potere avesse quella stoffa e tutti erano
ansiosi di scoprire quanto stupido o incompetente fosse il loro vicino.
"Manderò il mio vecchio bravo ministro dai tessitori" pensò
l'imperatore "lui potrà certo vedere meglio degli altri come sta venendo
la stoffa, dato che ha buon senso e non c'è nessuno migliore di lui nel
fare il suo lavoro."
Il vecchio ministro entrò nel salone dove i due
truffatori stavano lavorando con i due telai vuoti. "Dio mi protegga!"
pensò, e spalancò gli occhi "non riesco a vedere niente!" Ma non lo
disse.
Entrambi i truffatori lo pregarono di avvicinarsi di più e chiesero
se i colori e il disegno non erano belli. Intanto indicavano i telai
vuoti e il povero ministro continuò a sgranare gli occhi, ma non potè
dir nulla, perché non c'era nulla. "Signore!" pensò "forse sono stupido?
Non l'ho mai pensato ma non si sa mai. Forse non sono adatto al mio
incarico? Non posso raccontare che non riesco a vedere la stoffa!"
«Ebbene, lei non dice nulla!» esclamò uno dei tessitori.
«È splendida! Bellissima!» disse il vecchio ministro guardando
attraverso gli occhiali. «Che disegni e che colori! Sì, sì, dirò
all'imperatore che mi piacciono moltissimo!»
«Ne siamo molto felici!» dissero i due tessitori, e cominciarono a
nominare i vari colori e lo splendido disegno. Il vecchio ministro
ascoltò attentamente per poter dire lo stesso una volta tornato
dall'imperatore, e così infatti fece.
Gli imbroglioni richiesero
altri soldi, seta e oro, necessari per tessere. Ma si misero tutto in
tasca; sul telaio non giunse mai nulla, e loro continuarono a tessere
sui telai vuoti.
L'imperatore inviò poco dopo un altro onesto funzionario per vedere
come proseguivano i lavori, e quanto mancava prima che il tessuto fosse
pronto. A lui successe quello che era capitato al ministro; guardò con
attenzione, ma non c'era nulla da vedere se non i telai vuoti, e difatti
non vide nulla.
«Non è una bella stoffa?» chiesero i due truffatori, spiegando e mostrando il bel disegno che non c'era affatto.
"Stupido non sono" pensò il funzionario "è dunque la carica che ho
che non è adatta a me? Mi sembra strano! Comunque nessuno deve
accorgersene!" e così lodò la stoffa che non vedeva e li rassicurò sulla
gioia che i colori e il magnifico disegno gli procuravano. «Sì, è
proprio magnifica» riferì poi all'imperatore.
Tutti in città parlavano di quella magnifica stoffa.
L'imperatore volle vederla personalmente mentre ancora era sul
telaio. Con un gruppo di uomini scelti, tra cui anche i due funzionari
che già erano stati a vederla, si recò dai furbi truffatori che stavano
tessendo con grande impegno, ma senza filo.
«Non è magnifique?» esclamarono i due bravi funzionari. «Sua Maestà
guardi che disegno, che colori!» e indicarono il telaio vuoto, pensando
che gli altri potessero vedere la stoffa.
"Come sarebbe!" pensò
l'imperatore. "Io non vedo nulla! È terribile! sono forse stupido? o non
sono degno di essere imperatore? È la cosa più terribile che mi possa
capitare". «Oh, è bellissima!» esclamò «ha la mia piena approvazione!» e
ammirava, osservandolo soddisfatto, il telaio vuoto; non voleva dire
che non ci vedeva niente. Tutto il suo seguito guardò con attenzione, e
non scoprì nulla di più; tutti dissero ugualmente all'imperatore: «È
bellissima» e gli consigliarono di farsi un vestito con quella nuova
meravigliosa stoffa e di indossarlo per la prima volta al corteo che
doveva avvenire tra breve. «Emagnifìque , bellissima,excellente »
esclamarono l'uno con l'altro, e si rallegrarono molto delle loro
parole. L'imperatore consegnò ai truffatori la Croce di Cavaliere da
appendere all'occhiello, e il titolo di Nobili Tessitori.
Tutta la
notte che precedette il corteo i truffatori restarono alzati con sedici
candele accese. Così la gente poteva vedere che avevano da fare per
preparare il nuovo vestito dell'imperatore. Finsero di togliere la
stoffa dal telaio, tagliarono l'aria con grosse forbici e cucirono con
ago senza filo, infine annunciarono: «Ora il vestito è pronto.»
Giunse l'imperatore in persona con i suoi illustri cavalieri, e i due
imbroglioni sollevarono un braccio come se tenessero qualcosa e
dissero: «Questi sono i calzoni; e poi la giacca - e infine il
mantello!» e così via. «La stoffa è leggera come una tela di ragno! si
potrebbe quasi credere di non aver niente addosso, ma e proprio questo
il suo pregio!».
«Sì» confermarono tutti i cavalieri, anche se non potevano vedere nulla, dato che non c'era nulla.
«Vuole Sua Maestà Imperiale degnarsi ora di spogliarsi?» dissero i
truffatori «così le metteremo i nuovi abiti proprio qui davanti allo
specchio.» L'imperatore si svestì e i truffatori fìnsero di porgergli le
varie parti del nuovo vestito, che stavano terminando di cucire; lo
presero per la vita come se gli dovessero legare qualcosa ben stretto,
era lo strascico, e l'imperatore si rigirava davanti allo specchio.
«Come le sta bene! come le dona!» dissero tutti. «Che disegno! che colori! È un abito preziosissimo!»
«Qui fuori sono arrivati i portatori del baldacchino che dovrà essere
tenuto sopra Sua Maestà durante il corteo!» annunciò il Gran Maestro
del Cerimoniale.
«Sì, anch'io sono pronto» rispose l'imperatore. «Mi
sta proprio bene, vero?» E si rigirò ancora una volta davanti allo
specchio, come se contemplasse la sua tenuta.
I ciambellani che dovevano reggere lo strascico finsero di afferrarlo
da terra e si avviarono tenendo l'aria, dato che non potevano far
capire che non vedevano niente.
E così l'imperatore aprì il corteo sotto il bel baldacchino e la
gente che era per strada o alla finestra diceva: «Che meraviglia i nuovi
vestiti dell'imperatore! Che splendido strascico porta! Come gli stanno
bene!». Nessuno voleva far capire che non vedeva niente, perché
altrimenti avrebbe dimostrato di essere stupido o di non essere
all'altezza del suo incarico. Nessuno dei vestiti dell'imperatore aveva
mai avuto una tale successo.
«Ma non ha niente addosso!» disse un
bambino. «Signore sentite la voce dell'innocenza!» replicò il padre, e
ognuno sussurrava all'altro quel che il bambino aveva detto.
«Non ha niente addosso! C'è un bambino che dice che non ha niente addosso!»
«Non
ha proprio niente addosso!» gridava alla fine tutta la gente. E
l'imperatore, rabbrividì perché sapeva che avevano ragione, ma pensò:
"Ormai devo restare fino alla fine". E così si raddrizzò ancora più
fiero e i ciambellani lo seguirono reggendo lo strascico che non c'era.
Fonte:(Wikipedia)
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