lunedì 28 ottobre 2013

M. Monti: “Stiamo distruggendo la domanda interna”

M. Monti: “Stiamo distruggendo la domanda interna”

 

 
Fareed Zakaria's defence of neo-liberalism runs into trouble when Italian PM says "fiscal discipline" destroying domestic demand 

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“We are actually destroying domestic demand through fiscal consolidation”
tradotto
“in realtà stiamo distruggendo la domanda interna tramite il consolidamento fiscale”




Ma qualcuno ci aveva avvertiti:


 
Il prof. Alberto Bagnai  lo aveva scritto già nel novembre 2011...qui e in quest'altro post '' Mr. Full Monty, ovvero i salvataggi che han salvato gli altri  .'' 
E ce lo ricorda ancora una volta in questa intervista:

Professor Bagnai, quale giudizio dà del Governo Monti?
«Nelle condizioni istituzionali dell'Italia, per Mario Monti sarebbe stato difficile intraprendere una strada molto diversa da quella che ha imboccato. Attribuire soltanto a lui le responsabilità della politica di austerity sarebbe semplicistico e demagogico, in quanto l'Italia ha una crisi di debito estero, cioè importa più di quanto esporta».

Quindi dobbiamo tirare la cinghia?
«Proprio così, come in una famiglia che ha più uscite che entrate. Se fossimo in un sistema monetario diverso, potremmo far fluttuare il cambio e quindi spingere le esportazioni, ma non ci siamo. La responsabilità di Monti è soprattutto quella di aver partecipato con tanti altri (Ciampi, Prodi, Draghi) all'ingresso dell'Italia nell'Unione Monetaria in certe condizioni».

Le condizioni di un Paese impreparato?
«Ci arriveremo. Molte cose non vanno, a cominciare da una pubblica amministrazione inefficiente e dalla corruzione del settore pubblico: comunque corrotto dai privati, direi. Veniamo al cambio fisso, però. Se due Paesi decidono di adottare un'unica moneta di riferimento, ma uno dei due - per ipotesi l'Italia - ha una inflazione più alta, perde competitività e va in deficit. C'è un però, tuttavia: è forse l'undicesimo comandamento che il tasso d'inflazione non possa variare da Paese a Paese? È un decreto divino? A me sembrerebbe invece perfettamente ragionevole che due Paesi diversi, con mercati del lavoro differenti, sistemi distributivi non omogenei, eccetera, abbiano anche inflazioni diverse. Ma per unificare le economie reali non è stato fatto niente. Con il cambio fisso, scarti anche minimi, come quello di 0,6 punti che ci separa dalla Germania da quando siamo nell'euro, si accumulano e diventano un problema serio».

DALL'EURO SI PUÒ USCIRE
Di fronte al terror panico tedesco dell'inflazione non ci converrebbe uscire dall'euro? I contrari a questo passo affermano che sarebbe una catastrofe...
«È già accaduto, invece, senza chissà quali massacri. Andrew Rose dell'Università della California e Volker Nitsch dell'Università di Berlino hanno analizzato più di cento casi nel solo dopoguerra. La risposta è univoca: l'uscita da un'unione monetaria è in pratica agevole e non si associa a instabilità macroeconomica. Vent'anni fa la Cecoslovacchia si divise in due parti in modo non traumatico, qualcuno se ne ricorda? Si sono separati nord e sud Sudan, e andando indietro nel tempo, c'è stata la divisione dell'impero austro-ungarico dopo la prima guerra mondiale. Verissimo che poi l'inflazione balzò alle stelle, ma perché gli austriaci avevano perduto la guerra. È vero comunque che un'uscita dall'euro oggi, da parte di un solo Paese, non è stata sperimentata e nessuno può vederne con certezza le conseguenze. Però...».

Però cosa? Ha dei dubbi?
«Quando qualcuno ci vuole convincere che succederebbero catastrofi se non si fa come pretende lui, spesso parte da premesse false e menzognere. Ad esempio, chi ha voluto a tutti i costi portarci nell'euro prematuramente rispetto alle nostre condizioni di salute sapeva benissimo che avremmo attraversato delle crisi anche gravi, eppure, deliberatamente, è andato avanti. Già nel 2001 Romano Prodi diceva al Financial Times che la moneta unica provoca crisi, ma che le crisi di fatto obbligano i popoli ad accettare le riforme, i tagli, i sacrifici».

Che Prodi abbia un bel po' di pelo sullo stomaco non lo scopriamo adesso.
«No, certo. Ma se uno crede nella democrazia, crede anche che non si debba arrivare a stati di necessità per fare delle scelte, giuste o sbagliate che siano. Ecco perché un economista come Luigi Zingales parla dell'euro come di un disegno criminale». Continua a leggere dalla fonte



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