BERLUSCONI-LETTA-MONTI..
Berlusconi non è più credibile ci ha fatto quasi fallire
Ma lo spread è la “tassa-Berlusconi! La tassa più salata pagata dagli italiani. Cento punti di spread in un anno equivalgono a cinque miliardi in termini di sbilancio dello Stato. E Berlusconi ha portato lo spread da 100 a 500 punti: in 18 mesi questo ha comportato un salasso di 15 miliardi».
Intervista rilasciata da Enrico Letta a Fabio Martini, pubblicata su “La Stampa”, lunedì 4 febbraio
Per «parare» l’ultima sortita di Berlusconi, il Pd ha deciso di puntare tutto sulla denuncia circostanziata dell’inaffidabilità del Cavaliere e della sua proposta. Ma anche potenziando un messaggio squisitamente politico, come spiega Enrico Letta, numero due del partito: «Dobbiamo marcare ancora meglio un concetto essenziale: l’alternativa è tra noi e Berlusconi, perché con questa legge possiamo vincere o noi o lui. Chi arriva terzo o quarto non cambia il destino del Paese. Chi fa perdere noi, fa vincere Berlusconi».
La proposta di Berlusconi è corredata di ipotesi di copertura, perché non dovrebbe essere credibile?
«No, non è credibile. Perché la fa Berlusconi. Perché è basata su premesse che non tengono conto della verità. Perché non si poggia sulla possibilità di realizzarla dal punto di vista della solidità politica».
Tra tante, qualche promessa Berlusconi l’ha mantenuta, a cominciare dall’abolizione integrale dell’Ici
«Berlusconi è l’uomo che ha fatto quasi fallire l’Italia e ora si ripropone, rovesciando la verità e facendo promesse irrealizzabili per il futuro. Contando sul fatto che, ogni tanto, gli italiani hanno la memoria corta».
Ma trovare la copertura per l’Imu è impresa complessa ma non impossibile, o no?
«Tanto per cominciare: perché Berlusconi non dice come si devono e si possono coprire gli 8 miliardi di euro che fanno parte dell’altra promessa, quella di far restare in Lombardia il 75% delle tasse dei lombardi? Ai non lombardi quella promessa costa 8 miliardi che nessuno ci ha spiegato come coprire. E per restare all’ultima promessa di Berlusconi: l’eventuale operazione da definire con la Svizzera non è altro che una “una tantum”. Non è certo un Bancomat. E le previsioni di entrate per i prossimi anni? Nulla. Con un giocoliere come Berlusconi, quasi non vale la pena mettersi a ragionare seriamente».
Il Pd, obiettivamente, ha rinunciato a lisciare il pelo degli elettori, promettendo l’abolizione integrale dell’Imu, ma solo una redistribuzione dei pesi: perché?
«Perché riteniamo che togliere completamente l’Imu, in questa fase, sia sbagliato. In una stagione nella quale si richiedono tanti sacrifici, riteniamo che chi ha una casa in via Montenapoleone debba pagare l’Imu e chi abita a Quarto Oggiaro no. E d’altra parte, Berlusconi dopo aver abolito l’Ici nel 2008, fu costretto a rialzare altre tasse. In troppi casi si rischia di avere la memoria corta».
In che senso?
«Nel luglio del 2011 Berlusconi fece approvare un provvedimento incardinato sull’aumento di due punti dell’Iva e il taglio di tutte le esenzioni fiscali (come assegni familiari o di accompagnamento) per un totale di 20 miliardi di euro. Un massiccio aumento fiscale. Bene, lo sforzo che fu successivamente fatto dalla maggioranza raccolta attorno a Monti, fu proprio quello di evitare – col Salva Italia – questo salasso che avrebbe colpito famiglie e imprese”
Non c’è un eccessivo allarmismo nell’ipotizzare un’impennata dello spread al solo riapparire di Berlusconi?
Ma lo spread è la “tassa-Berlusconi! La tassa più salata pagata dagli italiani. Cento punti di spread in un anno equivalgono a cinque miliardi in termini di sbilancio dello Stato. E Berlusconi ha portato lo spread da 100 a 500 punti: in 18 mesi questo ha comportato un salasso di 15 miliardi».
«Un intervento molto significativo di riduzione delle tasse sul lavoro, perché questo consentirà nuove assunzioni, buste paga più pesanti, ripresa dei consumi».
Berlusconi: "Monti non è più credibile"
L'ex premier: "Il governo dei tecnici che ha applicato le ricette della Germania e dei Paesi del Nord e ha addottato misure di aumento delle tasse". Poi: "Se vinco potrei non fare il premier''
Dalla commissione per valutare i motivi della caduta del suo ultimo esecutivo allo spread, dalle manovre economiche del governo tecnico alla "salita" in campo del professore, dal nodo giustizia a quello fiscale. Berlusconi parte con una precisazione: "Mio avversarioMonti? No, no. Il nostro avversario è sempre è comunque quel partito che viene dall’ideologia comunista che ha cambiato nome ma che si presenta con radici approfondite in quella idea e che ha Bersani come rappresentante". Ma l'idea del Cavaliere sul professore non è migliorata e dopo la carota arriva subito il bastone: "Non sono qui per criticare Monti che ne ha dette tantissime negli ultimi tempi, e quello che dice non ha più credibilità. Ora ce lo ritroviamo lì a fare il leader di una coalizione con dei compagni di viaggio che li raccomando...". Monti, secondo Berlusconi, non solo non ha mantenuto la promessa di non impegnarsi impolitica, ma ha anche gettato il Paese al centro di una spirale recessiva: "Purtorppo c’è stato il governo dei tecnici che ha applicato le ricette della Germania e dei Paesi del Nord e ha addottato misure di aumento delle tasse": Imposte che ha promesso di abbattere di un punto percentuale, annuncio al quale il Cav risponde con una battuta: "Ormai è un politico e fa anche lui le promesse". Una bastonata al Professore e un buffetto al comico: "Sono da sempre un antipolitico, legittimo Grillo quando attacca questi politici, gli rimprovero di non passare dall’attacco e protesta alla costruzione".
Rimane ferma la volontà di abolire l'Imu: "Per noi la casa è sacra e non si devono metter imposte su di essa - spiega Berlusconi -. Avevamo già abolito l’Ici nel primo consiglio del 2008. Si tratta di quattro miliardi circa ma abbiamo previsto un disegno di legge per tassare alcuni prodotti, tra cui i giochi".
Ma quella sulla casa non è l'unica tassa nel mirino del Pdl: "Il rapporto tra fisco e contribuente è arrivato a limiti di violenza e da molti è considerano uno Stato di polizia tributaria, c’è un regime di terrore si arriva all'estorsione e la situazione è tale che aggiunta a quella dell’imposizione di pagare fino a 999 euro e non oltre in contanti ha portato ad una situazione drammatica di intere categorie". Ma anche in questo caso mette i puntini sulle i: "Non ho mai detto che l’evasione poteva essere accettata. Ho detto che quando lo Stato chiede troppo e il cittadino sente che c’è una disparità tra quanto dà e quanto riceve, in lui nascono delle giustificazioni se per caso si mette ad eludere".
"A me fu presentata da don Verzè si è laureata a pieni voti, è stata mandata nella nostra sede di Milano dove c’erano 5 scrutatori e ha avuto 5 sì", ha risposto così, l'ex presidente del Consiglio, alle domande sull'ex consigliere comunale Nicole Minetti. "In Italia non è possibile fare politica se si è belle è meglio assomigliare ad altre. Le sono andati addosso in modo eccessivo ha perso l’equilibrio che sembrava avere", ha proseguito Berlusconi. "Dell'Utri? Credo che lui stesso abbia in mente delle cose diverse" ha detto a proposito di un'eventuale ricandidatura di Marcello Dell'Utri.
Dopo la politica si passa alla giustizia e al caso Ruby: "È stata una mostruosa operazione di diffamazione montata dal tribunale di Milano perchè le accuse non giustificavano le indagine e le 150mila intercettazioni di chi ha avuto la sfortuna di accettare un mio invito a cena. Si è andati oltre i limiti del possibile". E poi: "Non ho mai detto che fosse la nipote di Mubarak, ma che la sua famiglia fosse legata da un rapporto di parentela con la famiglia dell'ex presidente egiziano".
Governo: Fassina, nessun capriccio, Berlusconi non e' credibile
25 Marzo 2013 - 11:06
(ASCA) - Roma, 25 mar - ''Il nostro problema con il Pdl guidato da Berlusconi non e' un capriccio. Gli elettori votando anche partiti diversi hanno chiesto cambiamento, sia sul terreno della moralita' pubblica sia sul terreno della politica economica.
Silvio Berlusconi per vent'anni ha incarnato un uso privatistico e personalistico delle istituzioni e a novembre 2011 ha portato l'Italia sull'orlo del baratro. Non ha la credibilita' per sostenere un governo che voglia davvero fare cambiamento in questo paese''. Lo afferma Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, in un'intervista a Radio Popolare.
Fonte: http://www.asca.it/news-Governo__Fassina__nessun_capriccio__Berlusconi_non_e__credibile-1261195.html
Financial Times: Berlusconi non è credibile e rovinerebbe l’Italia
Se si considera la pessima nomea di cui Silvio Berlusconi gode al di fuori dei confini nazionali, non stupisce quanto affermato sul Financial Times di oggi. La testata inglese ha pubblicato proprio poche ore fa un editoriale con il quale consiglia caldamente agli italiani di non votare per il Cavaliere, pena un calo economico e finanziario vertiginoso.
Le previsioni del Financial Times si basano su quanto già successo all’Italia nel 2011, quando la credibilità sui mercati dei titoli italiani ha subito una vertiginosa discesa proprio a causa dell’azione politica di Berlusconi. Delineando un quadro della situazione italiana l’articolo dipinge l’ex premier italiano come l’artefice della perdita di fiducia degli investitori internazionali in relazione all’Italia e come politico incapace ad assicurare stabilità e buon governo.
“Un nuovo mandato per Berlusconi sarebbe un disastro per l’Italia”, scrivono da Londra, “il tre volte presidente del consiglio ignorerebbe la sua promessa elettorale di ridurre il sistema di tassazione e si concentrerà sulla risoluzione dei suoi problemi giudiziari – così come ha fatto ogni volta che è stato eletto”.
Lo stesso contesto europeo, secondo il Financial Times, diverrebbe impraticabile per l’Italia nel caso di una nuova elezione del non più credibile Berlusconi: “Dal lato dell’Europa, Berlusconi sarebbe trattato da partner inaffidabile e l’Italia verrebbe messa a margine”.
Elezioni 2013, Monti contro Berlusconi: “Credibile come pifferaio magico”
Il presidente del Consiglio ospite a 'Porta a porta' attacca il Cavaliere che ha "ammiccato all'evasore fiscale" e "non é credibile nè creduto sul piano internazionale". In più, aggiunge, l'ex premier "illuse anche me ai tempi della cosiddetta rivoluzione liberale"
Una lunga serie di stoccate, fuori dal bon ton del tecnico e anzi in pieno stile elettorale. Mario Monti, ospite di Bruno Vespa, attacca su tutti i fronti Silvio Berlusconi. Sul piano della politica – “un pifferaio magico” – su quello della consapevolezza – “anche un bambino capisce che per le cure ci vuole tempo” – e su quello della statura internazionale: “Non credibile né creduto, con lui hanno prevalso solo le clientele”. Più morbidi invece i toni verso il Pd, che secondo il Professore, come emerge dai sondaggi è “verosimile” che vinca le politiche. Considerazioni dure anche sulPorcellum, ”una delle eredità peggiori della legislatura che sta per chiudersi” che “merita il nome con il quale è stata battezzata”.
Monti prosegue la campagna elettorale dagli studi di Porta a Porta con una serie di attacchi a gamba tesa al leader Pdl che qualche giorno fa, ospite nel salotto di Bruno Vespa, aveva assicurato di non volere lavorare col Professore nel prossimo esecutivo. Il presidente del Consiglio attacca il Cavaliere che, oltre a doversi “godere di più la vita”, “non sarebbe in grado di tenere sotto controllo lo spread perché non é credibile nè creduto sul piano internazionale”. Di più, “ammiccando all’evasore fiscale ogni sua proposta di riordino sarebbe rimandata alle calende greche”. E che ”adesso gli italiani possano ancora credere alla serietà” di Berlusconi, prosegue, “mi ricorda la fiaba del pifferaio magico con i topini che vanno ad annegare in quel fiume”. Le ragioni della sfiducia sono chiare secondo il premier. Il Cavaliere ”illusionista”, infatti, “illuse anche me ai tempi della cosiddetta rivoluzione liberale”, ma ora “non si può continuare” a crederci. Nonostante questo, però, puntualizza di avere utilizzato nei suoi confronti parole “sembrano misurate e garbate rispetto a quelle che hanno viaggiato nella direzione opposta”.
“Solo il 51% delle affermazioni di Berlusconi sono vere” – “La credibilità dipende da chi dice le cose”, sottolinea Monti che ‘sponsorizza’ dal salotto tv di Bruno Vespa “il sito pagellapolitica.it“. Un portale che “inchioda ognuno di noi alle nostre affermazioni misurando se quello che dice è vero: io ho un 89 per cento, Bersani il 73, Berlusconi il 51, Grillo il 44″. E ammette che non si sentirebbe “sicuro” col blogger genovese “seduto in Consiglio Europeo“. Da Monti arrivano quindi parole dure contro il leader del Pdl “che ha fatto un discorso illusionistico riguardo al ridurre le tasse, perché è Berlusconi il principale responsabile dell’altro livello dei tributi oggi in Italia. Se ha governato 8 di 11 anni è puerile che le scarichi su chi governa oggi”. Ai partiti che oggi lo criticano, Monti rimprovera che “mi hanno dato un bel piedistallo di impopolarità”.
Sui conti pubblici a Bersani: “Niente polvere sotto il tappeto” – Guardando alle prossime politiche, osserva: “Il sottoscritto si trova in una situazione curiosa perché non ha mai fatto parte di un partito, ma è l’italiano che ha governato di più – 10 anni in Europa e un anno in Italia - nella situazione più difficile”. Poi commenta anche la situazione del centrosinistra: ”Bersani – dice – è convinto di essere il prossimo presidente del Consiglio. Una convinzione legittima e non inverosimile, secondo i sondaggi”. Monti rileva peraltro che “ognuno è qui per presentare una proposta diversa agli italiani e quella di Lista civica è diversa da quella degli altri”. Quanto al ‘faro’ evocato da Pier Luigi Bersani sui conti pubblici e sul loro stato reale dopo le elezioni, in caso di vittoria del Pd, il presidente del Consiglio precisa: ”Rassicuro Bersani: non c’è polvere sotto il tappeto”.
Riduzione tasse, no alla patrimoniale, pensioni - Monti torna a mettere nel mirino i conservatorismi a destra e a sinistra e ricorda che “la pressione fiscale deve diminuire ed è stata aumentata troppo dai governi” precedenti. Spiega di non pensare a una patrimoniale anche se ”occorre che si riduca la spesa pubblica e per farlo ci siamo impegnati in penosi esercizi di spending review”. Un processo reso difficile dai partiti che fanno ostruzionismo e anche per questo “bisogna cambiare la composizione del Parlamento”. Il Professore ricorda ancora una volta che “volevo andare avanti sulla riforma del lavoro ma da sinistra si è impedito e da destra lo si è fatto quando si parlava di liberalizzazioni”.
Inoltre, dice, “voglio che l’Imu venga ridotta, ma senza fare giravolte come quelle che ho visto nel 2008″. Giravolte “che ho visto fare qui, in questo studio, da chi ha promesso di eliminare e poi è stato costretto a reintrodurre” l’imposta sugli immobili. Possibile anche la riduzione di un punto percentuale dell’Irpef per cui ci vorrà “molto poco tempo se non ci saranno ostacoli da parte dei partiti come è avvenuto, ad esempio, sulla riduzione delle Province”. Stesso taglio che potrebbe subire anche “il punto in più di Iva” anche se “dipende da quanto si riesce a ridurre della spesa pubblica e c’è moltissimo ancora da fare”. Quanto a cambiare la riforma delle pensioni studiata daElsa Fornero spiega di non avere preclusioni “ma – dice – non vorrei alterare quegli equilibri di lungo periodo a cui porta” il provvedimento.
Sul redditometro invece, spiega che “è un’altra misura doverosa presa da chi ci ha preceduto e che hanno punteggiato come bombe a orologeria il cammino di questo governo”. Rileva che “fosse per me non l’avrei messo” e che l’ipotesi di toglierlo è “da valutare seriamente”.
Il taglio dei parlamentari - ”La riduzione dei parlamentari ilgoverno non poteva farla perché ci voleva una riforma costituzionale. Questa sarà la cosa che io proporrei nel primo consiglio dei ministri”.
Alleanze dopo il voto – Pur chiarendo di non schierarsi a favore di nessuno, Monti aggiunge: “Vedremo che cosa avrà da dire Bersani o altri, Bersani è il più verosimile in base ai sondaggi. Dipenderà, noi non siamo e non saremo mai la stampella di nessuno. Vogliamo essere il pungolo di tutti”. A definirli “stampella” era stato Berlusconi. Una dichiarazione pronunciata, dice il premier, con “disinvolta ineleganza”. Ricordando l’importanza di rimanere nell’euro, puntualizza che ”non dobbiamo prendere l’Europa come qualcosa di immutabile ma è meglio non farci sbattere fuori daiConsigli europei per dubbia credibilità. Non che sia capitato – dice il Professore a Vespa – ma alcuni capi del governo italiani, il mio predecessore in particolare, diciamo non che non hanno amalgamato, anche se lui, certo in buona fede, ritiene di essere stato il faro dei Consigli europei. Per la verità basta del resto sentire i suoi colleghi che oggi sono i miei colleghi”. ‘Carezze’ anche per la Lega: “Ieri ho sentito un illustre quasi sconosciuto parlamentare della Lega che dice che non mi faccio valere in Europa. Andrò a lezione da loro, se ci saranno ancora…”. Ha parole anche perVendola, che in passato, come Fassina, ha definito ala estrema, che sulle tasse, a suo giudizio ”è incoerente logicamente. E’ come dire che uno che in una fase storica ha aumentato le tasse in un’altra fase non possa ridurle” ma è strano perché “stimo molto Vendola che mi ricorda per alcuni aspetti Bertinotti“.
Ipotesi Quirinale - Il Quirinale? Una posizione istituzionale “bella e importante ma non tanto rilevante per il destino dell’Italia”. Monti spiega così di avere scartato in partenza l’ipotesi di giocare sulla scacchiera della politica puntando al Colle. Non una diminutio dell’attuale inquilino “perchéNapolitano – aggiunge subito dopo il Professore, spiegando l’unicità del suo apporto alle vicende del Paese – sarà ricordato perché in condizioni difficili è riuscito a dare una guida al paese”. Parole agrodolci anche qui per Berlusconi che “potrebbe e dovrebbe godersi di più la vita” e dunque niente da fare quanto a prenderne il posto a Palazzo Chigi. “Mi dicono – ribadisce anche oggi Monti – che stando fermo avrei potuto rischiare di diventare Presidente della Repubblica o, accettando la proposta di Berlusconi e facendo felice il Ppe, diventare il presidente del Consiglio o socio forte di una grande coalizione”. Di qui la spiegazione del no, a cominciare da quello, potenziale, verso il Colle e “non perché sono stupido”.
La crisi e l’Italia – Mario Monti ricorda anche la difficile situazione finanziaria in cui versava l’Italia al momento dell’insediamento del suo governo. Allora, ricorda, “non ero sicuro che l’Italia sarebbe stata salva dal punto di vista finanziario a un anno di distanza. Il fatto che sia successo dipende dal senso di responsabilità dimostrato dagli italiani”. Quel che è certo è che “oggi la situazione sarebbe stata ancora più grave se l’Italia fosse saltata come la Grecia“. Qui Monti aggiunge l’annuncio di un cambio di passo: “Non si può continuare così. Il disagio dei giovani, delle donne, del Sud è troppo grande”, e dunque occorre “un rinnovamento” anche in campo politico. ”Non è vero che l’Italia è un Paese debitore, noi abbiamo aiutato gli altri e ci siamo salvati con le nostre mani”. E anche se “è vero che la Bce ha lavorato per dare più respiro ai mercati”, questo risultato “è stato possibile anche grazie all’Italia”.
Giustizia - ”Non sono favorevole alla separazione delle carriere per i magistrati se il retroterra è qualcosa di punitivo”, dice Monti. E precisa: “Non è un tema che conosco abbastanza, se fosse stato attuale nel governo da me presieduto avrei avuto grandissima fiducia nel ministro Severinoper affrontarlo. Non presumo infatti di essere egualmente competente su tutti i temi: credo che il prossimo governo debba porsi questo tema. Il mio governo ha fatto passi avanti in questa materia, in modo meno controverso rispetto al passato, quando l’argomento era oggetto di forti polemiche”.
Berlusconi: commissione d'inchiesta anche su Napolitano
Roma - La commissione di inchiesta sulla nascita del governo Monti dovra' accertare anche il ruolo del Presidente della Repubblcia Giorgio Napolitano su cui Silvio Berlusconi non ha vuole esprimere opinioni. 'Non voglio dare giudizi al riguardo, sara' una commissione di inchiesta eventualmente a far emergere ruoli che ciascuno ha svolto in quell'occasione', ha detto il leader del Pdl intervistato a Radio Capital sulla proposta di un'indagine parlamentare sulla caduta del suo governo nel 2011. ,
Berlusconi: Commissione d'inchiesta
anche su Napolitano
ROMA - Silvio Berlusconi insiste: vuole una commissione d'inchiesta sullla nascita del governo di Mario Monti e anche sul ruolodel presidente della Republica, Giorgio Napolitano. Poi lancia la candidatura di Francesco Storace alla regione Lazio.
«In caso di vittoria alle elezioni» Berlusconi vuole «creare una commisisone di inchiesta parlamentare sulla caduta del suo governo nel 2011 e la nascita del governo Monti». Non solo, la commissione di inchiesta dovrà esaminare anche il ruolo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, su cui Berlusconi non vuole però esprimere opinioni. «Non voglio dare giudizi al riguardo, sarà una commissione di inchiesta eventualmente a far emergere ruoli che ciascuno ha svolto in quell'occasione», ha detto il Cavaliere intervistato da Radio Capital.
«Lascerò a una commissione, che se avremo la responsabilità di governare potremo far nascere in parlamento, un'indagine su quel che successe allora», ha sostenuto il leader del Pdl in una intervista a Radio Capital. «Certamente ci fu un uso criminale dello spread che nessuno conosceva, e che portava a un aumento solo di 2 punti e quindi intorno a 5 miliardi di spesa in più nel 2011. Di fronte di 800 miliardi di spesa pubblica nell'anno, 5 miliardi sono un'inezia che si può, come abbiamo trovato modo di non far pagare l'Imu agli italiani, recuperare in piccolissimi aggiustamenti di tasse su giochi, scommessi, tabacchi e alcolici».
Dunque, cinque miliardi «non giustificavano quella campagna di aggressione nei confronti del nostro governo», ha detto ancora il Cavaliere, «sono stati tanti gli interventi che hanno concorso in quella direzione, primo tra tutto il tradimento di Fini. Quale è stata la promessa fatta a Fini perché compisse quell'atto di tradimento degli elettori e contro le leggi della democrazia? Credo che ne verranno fuori delle belle, anzi delle brutte».
«Voglio una Europa più unita politicamente. Non voglio andare nella direzione di una uscita dall'euro ma ottenere che la Bce sia una Banca Centrale a tutti gli effetti, garantendo i debiti sovrani ed essendo disposta a stampare moneta in caso di necessità. Se La Bce non dovesse garantire i nostri debiti pubblici ci vedremo costretti a uscire dall'euro, e ritornare alla vecchia moneta che potrebbe essere stampata dalla Banca nazionale e questo permetterebbe svalutazioni competitive», ha poi detto l'ex premier. «Spero non si debba giungere alla disperazione di una decisione di questo genere - ha aggiunto - e vedo con paura questa situazione che porterebbe alla distruzione dell'Euro e dell'Unione Europea».
«Non abbiamo potuto impedire il diluvio di tasse» ma «in noi ha prevalso sempre il senso di responsabilità e la fiducia in Monti. I fatti ci hanno smentito. Monti ha distrutto l'economia reale e non ha fatto le riforme promesse. Le sue scelte di questi giorni hanno svelato il suo vero volto e chiarito finalmente la portata del piano ordito contro di noi». È quanto scrive Silvio Berlusconi rispondendo ai commenti postati dai sostenitori in “forzasilvio.it”.
Monti, fiducia record alla Camera
"Ora più credibilità alla politica"
18/11/2011 17:21
Mario Monti fa il bis. Fiducia alla Camera esattamente con le stesse proporzioni (una volta si sarebbe detto bulgare) del Senato: 556 sì, 61 no. Parte il governo della ricostruzione che preannuncia quello che tutti sanno arriverà: misure poco gradevoli per raddrizzare la situazione economica. Nessuno, oggi, è in condizione di dire di no alla medicina, e qualcuno se la fa piacere. Non a caso il Pd annuncia con Dario Franceschini sostegno fino al 2013, Di Pietro parla di un sì all'esecutivo per il solo bene del paese, Berlusconi fa il proposito di non staccare la spina prima della scadenza naturale della legsilatura.
Solo Umberto Bossi, in uno stile che ha furoreggiato fino a poche settimane fa, vede nero: "Prima o poi la gente si incazzerà e Monti sarà cacciato". Pardon? Il premier giovedì parlerà in francese con Sarkozy e Merkel, in quello che sembra essere il primo di una lunga serie di incontri a tre, al capezzale dell'Eurozona ammalata. "Mi hanno chiesto di dare un contributo d'idee", precisa. Per l'Italia, sottolinea in una conferenza stampa a fiducia ottenuta, piu' si torna ad un clima di dialogo meglio e'. Come quello che si è registrato questo pomeriggio Montecitorio e ieri sera a Palazzo Madama. Una "inattesa" densità di dibattito, certo, ma nessun tono troppo alto. E alla fine, cosa che non guasta, larghe convergenze. "Spero che il clima politico sarà più pacato nei toni ma non nell'inazione perché vogliamo intensificare l'azione", dice ancora il presidente del Consiglio sviluppando il ragionamento, "Sono molto a disagio quando vedo da cittadino la crescente distanza e la decrescente considerazione dell'opinione pubblica verso la classe politica. Lo trovo veramente ingiustificato e credo possiamo dare contributo di miglioramento con questo clima più pacato".
Che il neopresidente del Consiglio stia già imparando a destreggiarsi nelle sottigliezze della politica? In effetti, arrivano i primi segnali a riguardo. Primo: il mandato di questo governo ha come unico limite quello della scadenza della legislatura. Secondo: non mi sono mai candidato a niente in vita mia. Terzo: cercherò sempre un ampio consenso, ma non escludo la decretazione d'urgenza. Quarto (infine): chiederemo sforzi ha chi ha contribuito meno. Si incomincia lunedì, con il primo consiglio dei ministri. All'ordine del giorno: un decreto legislativo su Roma Capitale.
Fonte:http://www.iltempo.it/politica/2011/11/19/monti-fiducia-record-alla-camera-br-ora-piu-credibilita-alla-politica-1.65004
Massimo D’Alema, il 7 novembre 2011, quando lo spread era a 476 in chiusura dopo aver toccato quota 490
Basta la voce delle sue dimissioni per far calare di colpo i tassi d’interesse, mentre quando ha smentito gli interessi sono cresciuti. È la dimostrazione di quanto costa Berlusconi agli italiani. Ogni ora che lui resta lì viene pagata da tutti i cittadini
Rocco Buttiglione, sabato 12 novembre 2011, a Borsa chiusa
Le dimissioni di Berlusconi valgono 300 punti di spread
Monti al Parlamento: "Ora siamo più credibili, l'Italia non fallirà. Sacrifici per non finire nel baratro"
E' deciso Mario Monti nel sostenere che "l'Italia non fallirà". Il presidente del Consiglio lo ha ribadito sottolineando la "necessità di adottare interventi urgenti" per salvare l'Italia, nel suo intervento alle Camere sulla manovra approvata dal Consiglio dei ministri. "E' necessario - ha detto il premier - operare con tutte le energie per fare le riforme strutturali in tutte le cose che frenano il futuro". Ma il presidente del Consiglio non tentenna nemmeno sulla opportunità di difendere l'euro. "Al di fuori dell'euro, e misuro le parole, ci sono il baratro della povertà e della stagnazione, il crollo dei redditi, del potere di acquisto, il prosciugamento delle fonti del credito, l'isolamento e soprattutto l'assenza di futuro per il Paese e le giovani generazioni - sostiene - Non esiste alternativa. I sacrifici di oggi ci danno la speranza di poter costruire nei prossimi mesi le basi di una fase di crescita".
In ogni caso Mario Monti non fa in tempo a festeggiare l'ottima accoglienza ricevuta sui mercati dal suo 'decreto salva-Italia' che già si trova ad affrontare il nodo del passaggio parlamentare. E mentre i sindacati annunciano scioperi e persino la Chiesa bacchetta la manovra, il presidente del Consiglio, stretto fra i partiti che mugugnano e chiedono 'aggiustamenti' e l'esigenza di votare al più presto delle misure che evitano all'Italia di "crollare" come la Grecia, si trova costretto a una nuova mediazione. E starebbe valutando di accettare alcuni piccoli miglioramenti, aggiustamenti, a condizione che non stravolgano l'impianto della manovra che deve necessariamente essere adottata così com'é. Possibile quindi che alla fine 'qualcosina' la conceda su indicazione di un lavoro di coordinamento tra i partiti che sostengono l'Esecutivo. Magari seguendo la strategia fin quì osservata: accontentare (o scontentare) tutti in egual misura.
La giornata di lunedì inizia bene per Monti: incassa in primo luogo la promozione dei mercati (la borsa schizza in alto e lo spread sprofonda); poi quella dei giornali stranieri (che inneggiano alla manovra di "austerità") ed infine quella del primo ministro olandese ("Alfiere del rigore", secondo Monti) che parla (come la Merkel) di misure "impressionanti". Ma il professore, dalla semplice lettura dei giornali, sa bene che in Italia le 'lune di miele' durano poco. E così prosegue nella sua opera di convincimento.
Davanti ai giornalisti stranieri Monti usa toni da allarme rosso: senza il pacchetto, ammonisce con un occhio al Parlamento, "l'Italia crolla" facendo la fine della Grecia. Pressing che prosegue con maggior veemenza a Montecitorio, prima tappa del 'tour' istituzionale di presentazione della manovra. Davanti ai deputati, il premier sottolinea l'urgenza dell'intervento, ammettendo che le misure sono "dolorose", ma sottolineando che colpiscono "tutti" in egual misura.
Ma torna soprattutto a sottolineare l'ineluttabilità della manovra: l'unica alternativa, spiega, è il "baratro" di una crisi che insieme all'Italia rischia di trascinare "nell'abisso" l'intera Eurolandia. Con l'adozione del pacchetto (che in questa fase, dunque, può ben chiamarsi "salva-Europa"), invece, l'Italia eviterà di "fallire" e avrà "maggior forze e credibilità" in Europa. Ricorda l'andamento dello spread e sottolinea che i "forti sacrifici" saranno comunque "temporanei".
Ma spiega anche che "questo è solo l'inizio", che i "carichi" non saranno così pesanti, ma anche che altri delicatissimi temi saranno a breve affrontati: come la riforma del lavoro, prossimo "cantiere" che il governo intende aprire.
In aula, Lega a parte, riceve solo applausi. Ma i giudizi dei partiti fuori dall'Emiciclo sono decisamente più freddi. Monti guarda comunque ai tre partiti che lo sostengono. Sa che la loro proposta di porre la fiducia non significa che non chiedano ritocchi. Il Pdl vorrebbe un alleggerimento dell'Ici, il Pd un ampliamento della platea esente dal congelamento dell'adeguamento delle pensioni e il Terzo Polo maggiori sforzi a tutela delle famiglie. L'idea però sarebbe di concordarli e inserirli d'intesa con il governo nel provvedimento. Su cui, poi, sarebbe posta la fiducia. Un modo per accontentare tutti e evitare imbarazzanti emendamenti da parte di altri partiti (della Lega per il Pdl e dell'Idv per il Pd). Del resto, lo stesso Monti lo ha ammesso in Senato: ora l'unico interlocutore è il Parlamento. A condizione che la manovra non sia stravolta.
Intervenendo al Senato Monti dirà: "Questo decreto oltre che salva-Italia passa anche come un salva-Europa". Con il pacchetto di misure della manovra - "ispirata dai tre pilastri del rigore, equità e crescita'' - sono gettati dunque ''i semi di un'azione che mira a disegnare l'Italia dei nostri figli, un'Italia seria, europea, saldamente ancorata ai valori del lavoro e del risparmio, ma capace finalmente di esprimere crescita duratura'', dice il professore parlando di un ''momento storico'' in cui bisogna dimostrare ''la grandezza di una nazione che attraversa un momento critico''. ''Non fare questi sacrifici significa farne di ben più gravi tra poche settimane e pochi giorni, mettendo a rischio la ricchezza accumulata''.
05 dicembre 2011
Berlusconi credibile? Sarkozy e Merkel si guardano e ridono
23 ottobre 2011
Italia osservata speciale al Consiglio Europeo a Bruxelles a causa della crisi del nostro debito sovrano. E puntuale è arrivato il richiamo del presidente francese Nicolas Sarkozy, che ha addirittura accostato il nostro Paese alla Grecia. Italia e Grecia "devono essere coscienti delle loro responsabilità e delle nuove decisioni che devono prendere" ha dichiarato il Capo dell'Eliseo nel corso della conferenza stampa congiunta con Angela Merkel al termine del vertice a 27.
L'imbarazzo - E' a questo punto che la sala stampa assiste a un siparietto tra i due leader. "Siete stati rassicurati da Berlusconi?" chiede una giornalista. Nicolas Sarkozy guarda Angela Merkel e la mimica del viso del Presidente francese non è di quelle che trasmettano entusiasmo. La Merkel incrocia il suo sguardo e sorride. In tutta la sala stampa scoppia l'ilarità (guarda il video in alto). Poi Sarkozy, dopo un profondo respiro, risponde ai giornalisti: "Siamo stati fino adesso nella stessa riunione. Abbiamo fiducia nel senso di responsabilità dell'insieme delle istituzioni, sociali, politiche e economiche italiane".
"Avete fiducia in Berlusconi?", incalza subito dopo un cronista italiano. "Noi abbiamo avuto un colloquio con il capo del governo italiano, è il nostro interlocutore e contiamo su di lui" ha risposto Angela Merkel.
Il richiamo - Il vertice Ue ha formalmente sollecitato con forza Roma a prendere le misure necessarie per lo sviluppo e per la riduzione del debito confermando la fiducia nel presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Lo sforzo che l'Europa sollecita è stato sintetizzato dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha ribadito la necessità di "ridurre il debito e prendere misure sulla crescita". In particolare, l'Europa ha chiesto dettagli e scadenze precise sulle riforme del mercato del lavoro, delle imprese pubbliche, della giustizia, sulle privatizzazioni e la lotta alla frode fiscale".
L'ultimatum - Dal vertice è emersa tutta la preoccupazione che i partner europei nutrono per la situazione italiana e la reazione dei mercati sarà utile per capire di quale credito gode il nostro Paese sulla scena finanziaria, in attesa dell'ulteriore appuntamento europeo in programma mercoledì 26 ottobre. E proprio entro quella data l'Italia, ha avvertito il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, dovrà dare rassicurazioni ai mercati e agli Stati membri: "All'Italia - ha detto Van Rompuy - chiediamo uno sforzo che sembra pronta a compiere".
Monti: “Ho voluto proteggere la Merkel da Berlusconi”
ROMA – “So bene che la cancelliera Merkel non interferisce nelle elezioni, proprio per questo ho voluto smentire ciò che ha detto Berlusconi”, vale a dire che ci sia già un accordo tra Pd e Scelta civica con la benedizione della Merkel. Lo ha spiegato Mario Monti, ospite di Webcondicio su ‘Corriere.it.’ tornando sulle polemiche innescate dalle sue dichiarazioni circa una bocciatura netta della Cancelliera tedesca in caso di vittoria del Pd alle elezioni”E’ tutto errato -ha puntualizzato ancora Monti- sia che la signora Merkel sia minimanente coinvolta”, sia che ci sia l’accordo con il Pd e quindi “è arbitrario il coinvolgimento nelle elezioni italiane che Berlusconi le attribuisce”. Del resto, anche se ci fosse un intesa tra Pd e Scelta civica, che Monti torna a ribadire non esistere, “né Bersani né io avremmo bisogno della benedizione della Merkel”, che tuttavia, ribadisce il premier, come membro del Ppe dovrebbe sperare più in una vittoria del Pdl che del Pd. In ogni caso, conclude, la posizione di Berlusconi “non è vera ma non è neppure verosimile”.
Riferendosi a Scelta Civica, Monti ha detto di credere che il movimento “avrà un risultato sorprendentemente positivo”, sottolineando tuttavia che “non colloca l’asticella” per quanto riguarda il dato percentuale. “Abbiamo ambizioni grandi -aggiunge- per noi questo è un primo test, ma poi nascerà un radicamente sul territorio. Questa è un’iniziativa a lungo respiro, destinata a trasformare la politica italiana”.
Il professore ha poi rivelato che considera “molto preoccupante una vittoria di Berlusconi per quello che rappresenterebbe come tolleranza degli italiani verso una vita pubblica di basso standard, non rigorosa, non sufficientemente seria e credibile”. “I comportamenti privati non li giudico”, sottolinea il leader di Scelta civica, ma il riferimento è alle “sue politiche che non danno né la sostanza, né l’immagine di uno Stato leggero, liberale, cose che avevamo sperato ci potesse dare e non sono mai venute in questi anni; ma neanche di uno Stato equo, rigoroso, che dia molto peso alla lotta contro la corruzione, contro l’evasione fiscale”.
A preoccupare Monti anche il successo di Grillo: “Nelle piazze di Grillo – ha detto – c’è una protesta viva come da noi, stento però a vedere la proposta” e se l’Italia dovesse uscire dall’euro a seguito del referendum proposto dal leader del Movimento 5 stelle, “il timore è che poi debbano riempire piazze ancora più grandi contro lo stato catastrofico in cui l’Italia entrerebbe”.
Su Finmeccanica “è in corso un’inchiesta della magistratura, vedremo quali saranno gli esiti. E’ importante che vada avanti fino in fondo senza interferenze della politica. Per quanto riguarda il ministro Grilli, ha fornito a me da tempo e pubblicamente tutti i chiarimenti della vicenda nella quale ricorre il suo nome”.
Mario Mauro: «Si vota sull’Europa. Il centrodestra
dica da che parte sta. Con Formigoni sono in buoni
rapporti»
«Sono entrato in Forza Italia prima e nel Pdl dopo perché, nel ’99, aderendo al Ppe, tutto il centrodestra italiano aveva scommesso sull’Europa, per cui, se c’è un ripensamento su questo, il centrodestra italiano ha il dovere di informare i propri elettori che non crede più che l’Europa possa essere la scommessa sul futuro». Lo ha dichiarato alla trasmissione Agorà su RaiTre Mario Mauro, candidato al Senato nella lista Con Monti per l’Italia. «Andremo ad un voto pro o contro l’Europa – ha spiegato ancora Mauro – perché l’Europa è il colpevole ideale in una circostanza in cui tutti sono pronti a dire che la causa di tutti i mali viene da lontano».
«Penso che la battaglia vera sia nel cuore e nella mente degli elettori. Agli elettori dico: non fermiamoci al fuoco di fila di scuse che vengono presentate e scommettiamo che, attraverso coalizioni che puntano a riforme, sia possibile trascinare il resto della politica italiana. I partiti – ha proseguito – non hanno avuto la forza di abbracciare il fatto che il governo tecnico ha permesso a quelle forze politiche di parlarsi e di assumersi responsabilità comuni che oggi sembrano evacuate. Oggi sembra che non ci sia mai stata la responsabilità comune di Pd e Pdl intorno al governo tecnico».
ALLEANZE. Parlando poi con Tgcom24, Mauro ha aggiunto che «le alleanze vengono fatte sulla base della possibilità di perseguire programmi coerenti. Un cartello elettorale si può fare per vincere, ma poi come si fa a portare avanti un programma? A nessuno fa piacere lasciare il proprio partito ma quando ci si accorge che l’unico problema diventa fare cartelli elettorali per riproporre uno schema in cui nulla cambia, bisogna avere il coraggio di mettersi in discussione. Quando facciamo schieramenti che non propongono una strada per cambiare il paese ma per risolvere un contenzioso tra tifoserie, prendiamo in giro il nostro popolo».
FORMIGONI. In un’intervista che appare oggi sulle pagine milanesi di Repubblica, Mauro dice di rifiutare la categoria di unico ciellino rimasto a sostenere Gabriele Albertini in Regione Lombardia e Mario Monti a livello nazionale. «Parlo per me – spiega – non per gli altri. Mi rifiuto di ragionare in termini di “mondo ciellino”. Le mie sono valutazioni politiche. E da cattolico, da moderato e da uomo politico penso che quella di Albertini sia la candidatura migliore». Ha sostenuto questa sua posizione all’interno del movimento di Cl?, chiede il giornalista. «La sostengo ovunque – risponde Mauro – e in ogni occasione. Penso che oggi ci siano idee sbagliate a sinistra e confuse a destra. È la mia valutazione politica e la propongo a tutti, dentro e fuori il movimento».
Spiegando la diversità di valutazioni politiche con Roberto Formigoni, Mauro dice che «Formigoni condivide le mie preoccupazioni sulla Lega: è un partito inaffidabile e ha fatto cadere la sua giunta. Però al momento di decidere ha fatto un’errata valutazione strategica, pensando che per fermare Ambrosoli fosse meglio votare Maroni». Infine, Mauro ha chiarito che con Formigoni non vi è alcun risentimento personale: «Siamo in buoni rapporti». Così come non vuole cadere nella trappola di pensare che usare il tema della moralità in politica sia un’arma vincente: «La moralità è un valore, ma non deve essere usata come arma. Per esperienza non mi sento moralmente superiore a nessuno. E so che c’è sempre uno più puro che ti epura. La politica è confronto di idee e di programmi, e in questo confronto va mantenuto aperto il dibattito»
FONTE:http://www.tempi.it/mario-mauro-si-vota-sulleuropa-il-centrodestra-dica-da-che-parte-sta#.UYBMK6KePLs
Nasce il Letta-Berlusconi-Monti
Anche il secondo scoglio è superato, il governo Letta ha ottenuto la fiducia del Senato, con 233 sì, 59 no e 18 astenuti. Ora l'esecutivo, con il sostegno di entrambi i rami del parlamento, è nel pieno dei suoi poteri.
Nel confermare la fiducia del Pd all'esecutivo il capogruppo Luigi Zanda sottolinea che"questo governo nasce in una condizione di pericolo grave della nostra Repubblica, da uno stato di necessità. Nasce dalla necessità di salvare l’Italia. Il nostro Paese continua ad essere dentro una crisi feroce, spietata, che sembra non terminare mai. Un grande partito come il Partito democratico - ha aggiunto Zanda - non può permettere che l’Italia si perda nell’avventurismo". D’altro canto, "questo voto di fiducia non ci indurrà ad abbassare la guardia su quanto ci sta più a cuore".
Fiducia piena confermata anche dal Pdl. Il capogruppo Renato Schifani: "Un programma convincente, che merita la fiducia perché comprende i punti del programma di Silvio Berlusconi, e perché può offrire una prospettiva al Paese". E il Pdl "percorrerà questa strada con determinazione e con lealtà, stretti al nostro presidente al quale assicuriamo il nostro sostegno, come lo assicuriamo a lei finchè manterrà la linea tracciata nel suo intervento". Il programma esposto da Letta, sottolinea Schifani, "merita la nostra fiducia soprattutto perché in un momento in cui sembravano prevalere i moti peggiore della piazza, è prevalsa la politica. Quella che ha spinto Napolitano ad accettare il secondo mandato e che ha spinto Berlusconi a guardare solo ed esclusivamente al bene del Paese, a non replicare agli insulti di demagoghi e provocatori, a non lasciarsi sedurre da sondaggi che ci danno vincitori in caso di ritorno alle urne".
Sostegno all'esecutivo confermato anche da Scelta civica: "Con grande convinzione - dice Andrea Olivero, che parla al posto di Mario Monti - esprimiamo piena fiducia a questo esecutivo, ritenendo che questo governo possa rappresentare l’avvio di una fase nuova e di pacificazione nazionale cui il presidente Napolitano ci richiama da molto tempo".
Secondo Letta ora è necessario «dare risposte
attraverso una politica credibile».
<<O si trova credibilità o non c'è possibilità di trovare
gli strumenti per risolvere i problemi >>
L'ex premier: "Il governo dei tecnici che ha applicato le ricette della Germania e dei Paesi del Nord e ha addottato misure di aumento delle tasse". Poi: "Se vinco potrei non fare il premier''
Dalla commissione per valutare i motivi della caduta del suo ultimo esecutivo allo spread, dalle manovre economiche del governo tecnico alla "salita" in campo del professore, dal nodo giustizia a quello fiscale. Berlusconi parte con una precisazione: "Mio avversarioMonti? No, no. Il nostro avversario è sempre è comunque quel partito che viene dall’ideologia comunista che ha cambiato nome ma che si presenta con radici approfondite in quella idea e che ha Bersani come rappresentante". Ma l'idea del Cavaliere sul professore non è migliorata e dopo la carota arriva subito il bastone: "Non sono qui per criticare Monti che ne ha dette tantissime negli ultimi tempi, e quello che dice non ha più credibilità. Ora ce lo ritroviamo lì a fare il leader di una coalizione con dei compagni di viaggio che li raccomando...". Monti, secondo Berlusconi, non solo non ha mantenuto la promessa di non impegnarsi impolitica, ma ha anche gettato il Paese al centro di una spirale recessiva: "Purtorppo c’è stato il governo dei tecnici che ha applicato le ricette della Germania e dei Paesi del Nord e ha addottato misure di aumento delle tasse": Imposte che ha promesso di abbattere di un punto percentuale, annuncio al quale il Cav risponde con una battuta: "Ormai è un politico e fa anche lui le promesse". Una bastonata al Professore e un buffetto al comico: "Sono da sempre un antipolitico, legittimo Grillo quando attacca questi politici, gli rimprovero di non passare dall’attacco e protesta alla costruzione".
Rimane ferma la volontà di abolire l'Imu: "Per noi la casa è sacra e non si devono metter imposte su di essa - spiega Berlusconi -. Avevamo già abolito l’Ici nel primo consiglio del 2008. Si tratta di quattro miliardi circa ma abbiamo previsto un disegno di legge per tassare alcuni prodotti, tra cui i giochi".
Ma quella sulla casa non è l'unica tassa nel mirino del Pdl: "Il rapporto tra fisco e contribuente è arrivato a limiti di violenza e da molti è considerano uno Stato di polizia tributaria, c’è un regime di terrore si arriva all'estorsione e la situazione è tale che aggiunta a quella dell’imposizione di pagare fino a 999 euro e non oltre in contanti ha portato ad una situazione drammatica di intere categorie". Ma anche in questo caso mette i puntini sulle i: "Non ho mai detto che l’evasione poteva essere accettata. Ho detto che quando lo Stato chiede troppo e il cittadino sente che c’è una disparità tra quanto dà e quanto riceve, in lui nascono delle giustificazioni se per caso si mette ad eludere".
"A me fu presentata da don Verzè si è laureata a pieni voti, è stata mandata nella nostra sede di Milano dove c’erano 5 scrutatori e ha avuto 5 sì", ha risposto così, l'ex presidente del Consiglio, alle domande sull'ex consigliere comunale Nicole Minetti. "In Italia non è possibile fare politica se si è belle è meglio assomigliare ad altre. Le sono andati addosso in modo eccessivo ha perso l’equilibrio che sembrava avere", ha proseguito Berlusconi. "Dell'Utri? Credo che lui stesso abbia in mente delle cose diverse" ha detto a proposito di un'eventuale ricandidatura di Marcello Dell'Utri.
Dopo la politica si passa alla giustizia e al caso Ruby: "È stata una mostruosa operazione di diffamazione montata dal tribunale di Milano perchè le accuse non giustificavano le indagine e le 150mila intercettazioni di chi ha avuto la sfortuna di accettare un mio invito a cena. Si è andati oltre i limiti del possibile". E poi: "Non ho mai detto che fosse la nipote di Mubarak, ma che la sua famiglia fosse legata da un rapporto di parentela con la famiglia dell'ex presidente egiziano".
Governo: Fassina, nessun capriccio, Berlusconi non e' credibile
25 Marzo 2013 - 11:06
(ASCA) - Roma, 25 mar - ''Il nostro problema con il Pdl guidato da Berlusconi non e' un capriccio. Gli elettori votando anche partiti diversi hanno chiesto cambiamento, sia sul terreno della moralita' pubblica sia sul terreno della politica economica.
Silvio Berlusconi per vent'anni ha incarnato un uso privatistico e personalistico delle istituzioni e a novembre 2011 ha portato l'Italia sull'orlo del baratro. Non ha la credibilita' per sostenere un governo che voglia davvero fare cambiamento in questo paese''. Lo afferma Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, in un'intervista a Radio Popolare.
Silvio Berlusconi per vent'anni ha incarnato un uso privatistico e personalistico delle istituzioni e a novembre 2011 ha portato l'Italia sull'orlo del baratro. Non ha la credibilita' per sostenere un governo che voglia davvero fare cambiamento in questo paese''. Lo afferma Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, in un'intervista a Radio Popolare.
Fonte: http://www.asca.it/news-Governo__Fassina__nessun_capriccio__Berlusconi_non_e__credibile-1261195.html
Financial Times: Berlusconi non è credibile e rovinerebbe l’Italia
Se si considera la pessima nomea di cui Silvio Berlusconi gode al di fuori dei confini nazionali, non stupisce quanto affermato sul Financial Times di oggi. La testata inglese ha pubblicato proprio poche ore fa un editoriale con il quale consiglia caldamente agli italiani di non votare per il Cavaliere, pena un calo economico e finanziario vertiginoso.
Le previsioni del Financial Times si basano su quanto già successo all’Italia nel 2011, quando la credibilità sui mercati dei titoli italiani ha subito una vertiginosa discesa proprio a causa dell’azione politica di Berlusconi. Delineando un quadro della situazione italiana l’articolo dipinge l’ex premier italiano come l’artefice della perdita di fiducia degli investitori internazionali in relazione all’Italia e come politico incapace ad assicurare stabilità e buon governo.
“Un nuovo mandato per Berlusconi sarebbe un disastro per l’Italia”, scrivono da Londra, “il tre volte presidente del consiglio ignorerebbe la sua promessa elettorale di ridurre il sistema di tassazione e si concentrerà sulla risoluzione dei suoi problemi giudiziari – così come ha fatto ogni volta che è stato eletto”.
Lo stesso contesto europeo, secondo il Financial Times, diverrebbe impraticabile per l’Italia nel caso di una nuova elezione del non più credibile Berlusconi: “Dal lato dell’Europa, Berlusconi sarebbe trattato da partner inaffidabile e l’Italia verrebbe messa a margine”.
Elezioni 2013, Monti contro Berlusconi: “Credibile come pifferaio magico”
Il presidente del Consiglio ospite a 'Porta a porta' attacca il Cavaliere che ha "ammiccato all'evasore fiscale" e "non é credibile nè creduto sul piano internazionale". In più, aggiunge, l'ex premier "illuse anche me ai tempi della cosiddetta rivoluzione liberale"
Una lunga serie di stoccate, fuori dal bon ton del tecnico e anzi in pieno stile elettorale. Mario Monti, ospite di Bruno Vespa, attacca su tutti i fronti Silvio Berlusconi. Sul piano della politica – “un pifferaio magico” – su quello della consapevolezza – “anche un bambino capisce che per le cure ci vuole tempo” – e su quello della statura internazionale: “Non credibile né creduto, con lui hanno prevalso solo le clientele”. Più morbidi invece i toni verso il Pd, che secondo il Professore, come emerge dai sondaggi è “verosimile” che vinca le politiche. Considerazioni dure anche sulPorcellum, ”una delle eredità peggiori della legislatura che sta per chiudersi” che “merita il nome con il quale è stata battezzata”.
Monti prosegue la campagna elettorale dagli studi di Porta a Porta con una serie di attacchi a gamba tesa al leader Pdl che qualche giorno fa, ospite nel salotto di Bruno Vespa, aveva assicurato di non volere lavorare col Professore nel prossimo esecutivo. Il presidente del Consiglio attacca il Cavaliere che, oltre a doversi “godere di più la vita”, “non sarebbe in grado di tenere sotto controllo lo spread perché non é credibile nè creduto sul piano internazionale”. Di più, “ammiccando all’evasore fiscale ogni sua proposta di riordino sarebbe rimandata alle calende greche”. E che ”adesso gli italiani possano ancora credere alla serietà” di Berlusconi, prosegue, “mi ricorda la fiaba del pifferaio magico con i topini che vanno ad annegare in quel fiume”. Le ragioni della sfiducia sono chiare secondo il premier. Il Cavaliere ”illusionista”, infatti, “illuse anche me ai tempi della cosiddetta rivoluzione liberale”, ma ora “non si può continuare” a crederci. Nonostante questo, però, puntualizza di avere utilizzato nei suoi confronti parole “sembrano misurate e garbate rispetto a quelle che hanno viaggiato nella direzione opposta”.
“Solo il 51% delle affermazioni di Berlusconi sono vere” – “La credibilità dipende da chi dice le cose”, sottolinea Monti che ‘sponsorizza’ dal salotto tv di Bruno Vespa “il sito pagellapolitica.it“. Un portale che “inchioda ognuno di noi alle nostre affermazioni misurando se quello che dice è vero: io ho un 89 per cento, Bersani il 73, Berlusconi il 51, Grillo il 44″. E ammette che non si sentirebbe “sicuro” col blogger genovese “seduto in Consiglio Europeo“. Da Monti arrivano quindi parole dure contro il leader del Pdl “che ha fatto un discorso illusionistico riguardo al ridurre le tasse, perché è Berlusconi il principale responsabile dell’altro livello dei tributi oggi in Italia. Se ha governato 8 di 11 anni è puerile che le scarichi su chi governa oggi”. Ai partiti che oggi lo criticano, Monti rimprovera che “mi hanno dato un bel piedistallo di impopolarità”.
Sui conti pubblici a Bersani: “Niente polvere sotto il tappeto” – Guardando alle prossime politiche, osserva: “Il sottoscritto si trova in una situazione curiosa perché non ha mai fatto parte di un partito, ma è l’italiano che ha governato di più – 10 anni in Europa e un anno in Italia - nella situazione più difficile”. Poi commenta anche la situazione del centrosinistra: ”Bersani – dice – è convinto di essere il prossimo presidente del Consiglio. Una convinzione legittima e non inverosimile, secondo i sondaggi”. Monti rileva peraltro che “ognuno è qui per presentare una proposta diversa agli italiani e quella di Lista civica è diversa da quella degli altri”. Quanto al ‘faro’ evocato da Pier Luigi Bersani sui conti pubblici e sul loro stato reale dopo le elezioni, in caso di vittoria del Pd, il presidente del Consiglio precisa: ”Rassicuro Bersani: non c’è polvere sotto il tappeto”.
Riduzione tasse, no alla patrimoniale, pensioni - Monti torna a mettere nel mirino i conservatorismi a destra e a sinistra e ricorda che “la pressione fiscale deve diminuire ed è stata aumentata troppo dai governi” precedenti. Spiega di non pensare a una patrimoniale anche se ”occorre che si riduca la spesa pubblica e per farlo ci siamo impegnati in penosi esercizi di spending review”. Un processo reso difficile dai partiti che fanno ostruzionismo e anche per questo “bisogna cambiare la composizione del Parlamento”. Il Professore ricorda ancora una volta che “volevo andare avanti sulla riforma del lavoro ma da sinistra si è impedito e da destra lo si è fatto quando si parlava di liberalizzazioni”.
Inoltre, dice, “voglio che l’Imu venga ridotta, ma senza fare giravolte come quelle che ho visto nel 2008″. Giravolte “che ho visto fare qui, in questo studio, da chi ha promesso di eliminare e poi è stato costretto a reintrodurre” l’imposta sugli immobili. Possibile anche la riduzione di un punto percentuale dell’Irpef per cui ci vorrà “molto poco tempo se non ci saranno ostacoli da parte dei partiti come è avvenuto, ad esempio, sulla riduzione delle Province”. Stesso taglio che potrebbe subire anche “il punto in più di Iva” anche se “dipende da quanto si riesce a ridurre della spesa pubblica e c’è moltissimo ancora da fare”. Quanto a cambiare la riforma delle pensioni studiata daElsa Fornero spiega di non avere preclusioni “ma – dice – non vorrei alterare quegli equilibri di lungo periodo a cui porta” il provvedimento.
Sul redditometro invece, spiega che “è un’altra misura doverosa presa da chi ci ha preceduto e che hanno punteggiato come bombe a orologeria il cammino di questo governo”. Rileva che “fosse per me non l’avrei messo” e che l’ipotesi di toglierlo è “da valutare seriamente”.
Il taglio dei parlamentari - ”La riduzione dei parlamentari ilgoverno non poteva farla perché ci voleva una riforma costituzionale. Questa sarà la cosa che io proporrei nel primo consiglio dei ministri”.
Alleanze dopo il voto – Pur chiarendo di non schierarsi a favore di nessuno, Monti aggiunge: “Vedremo che cosa avrà da dire Bersani o altri, Bersani è il più verosimile in base ai sondaggi. Dipenderà, noi non siamo e non saremo mai la stampella di nessuno. Vogliamo essere il pungolo di tutti”. A definirli “stampella” era stato Berlusconi. Una dichiarazione pronunciata, dice il premier, con “disinvolta ineleganza”. Ricordando l’importanza di rimanere nell’euro, puntualizza che ”non dobbiamo prendere l’Europa come qualcosa di immutabile ma è meglio non farci sbattere fuori daiConsigli europei per dubbia credibilità. Non che sia capitato – dice il Professore a Vespa – ma alcuni capi del governo italiani, il mio predecessore in particolare, diciamo non che non hanno amalgamato, anche se lui, certo in buona fede, ritiene di essere stato il faro dei Consigli europei. Per la verità basta del resto sentire i suoi colleghi che oggi sono i miei colleghi”. ‘Carezze’ anche per la Lega: “Ieri ho sentito un illustre quasi sconosciuto parlamentare della Lega che dice che non mi faccio valere in Europa. Andrò a lezione da loro, se ci saranno ancora…”. Ha parole anche perVendola, che in passato, come Fassina, ha definito ala estrema, che sulle tasse, a suo giudizio ”è incoerente logicamente. E’ come dire che uno che in una fase storica ha aumentato le tasse in un’altra fase non possa ridurle” ma è strano perché “stimo molto Vendola che mi ricorda per alcuni aspetti Bertinotti“.
Ipotesi Quirinale - Il Quirinale? Una posizione istituzionale “bella e importante ma non tanto rilevante per il destino dell’Italia”. Monti spiega così di avere scartato in partenza l’ipotesi di giocare sulla scacchiera della politica puntando al Colle. Non una diminutio dell’attuale inquilino “perchéNapolitano – aggiunge subito dopo il Professore, spiegando l’unicità del suo apporto alle vicende del Paese – sarà ricordato perché in condizioni difficili è riuscito a dare una guida al paese”. Parole agrodolci anche qui per Berlusconi che “potrebbe e dovrebbe godersi di più la vita” e dunque niente da fare quanto a prenderne il posto a Palazzo Chigi. “Mi dicono – ribadisce anche oggi Monti – che stando fermo avrei potuto rischiare di diventare Presidente della Repubblica o, accettando la proposta di Berlusconi e facendo felice il Ppe, diventare il presidente del Consiglio o socio forte di una grande coalizione”. Di qui la spiegazione del no, a cominciare da quello, potenziale, verso il Colle e “non perché sono stupido”.
La crisi e l’Italia – Mario Monti ricorda anche la difficile situazione finanziaria in cui versava l’Italia al momento dell’insediamento del suo governo. Allora, ricorda, “non ero sicuro che l’Italia sarebbe stata salva dal punto di vista finanziario a un anno di distanza. Il fatto che sia successo dipende dal senso di responsabilità dimostrato dagli italiani”. Quel che è certo è che “oggi la situazione sarebbe stata ancora più grave se l’Italia fosse saltata come la Grecia“. Qui Monti aggiunge l’annuncio di un cambio di passo: “Non si può continuare così. Il disagio dei giovani, delle donne, del Sud è troppo grande”, e dunque occorre “un rinnovamento” anche in campo politico. ”Non è vero che l’Italia è un Paese debitore, noi abbiamo aiutato gli altri e ci siamo salvati con le nostre mani”. E anche se “è vero che la Bce ha lavorato per dare più respiro ai mercati”, questo risultato “è stato possibile anche grazie all’Italia”.
Giustizia - ”Non sono favorevole alla separazione delle carriere per i magistrati se il retroterra è qualcosa di punitivo”, dice Monti. E precisa: “Non è un tema che conosco abbastanza, se fosse stato attuale nel governo da me presieduto avrei avuto grandissima fiducia nel ministro Severinoper affrontarlo. Non presumo infatti di essere egualmente competente su tutti i temi: credo che il prossimo governo debba porsi questo tema. Il mio governo ha fatto passi avanti in questa materia, in modo meno controverso rispetto al passato, quando l’argomento era oggetto di forti polemiche”.
Berlusconi: commissione d'inchiesta anche su Napolitano
Roma - La commissione di inchiesta sulla nascita del governo Monti dovra' accertare anche il ruolo del Presidente della Repubblcia Giorgio Napolitano su cui Silvio Berlusconi non ha vuole esprimere opinioni. 'Non voglio dare giudizi al riguardo, sara' una commissione di inchiesta eventualmente a far emergere ruoli che ciascuno ha svolto in quell'occasione', ha detto il leader del Pdl intervistato a Radio Capital sulla proposta di un'indagine parlamentare sulla caduta del suo governo nel 2011. ,
Berlusconi: Commissione d'inchiesta
anche su Napolitano
ROMA - Silvio Berlusconi insiste: vuole una commissione d'inchiesta sullla nascita del governo di Mario Monti e anche sul ruolodel presidente della Republica, Giorgio Napolitano. Poi lancia la candidatura di Francesco Storace alla regione Lazio.
«In caso di vittoria alle elezioni» Berlusconi vuole «creare una commisisone di inchiesta parlamentare sulla caduta del suo governo nel 2011 e la nascita del governo Monti». Non solo, la commissione di inchiesta dovrà esaminare anche il ruolo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, su cui Berlusconi non vuole però esprimere opinioni. «Non voglio dare giudizi al riguardo, sarà una commissione di inchiesta eventualmente a far emergere ruoli che ciascuno ha svolto in quell'occasione», ha detto il Cavaliere intervistato da Radio Capital.
«Lascerò a una commissione, che se avremo la responsabilità di governare potremo far nascere in parlamento, un'indagine su quel che successe allora», ha sostenuto il leader del Pdl in una intervista a Radio Capital. «Certamente ci fu un uso criminale dello spread che nessuno conosceva, e che portava a un aumento solo di 2 punti e quindi intorno a 5 miliardi di spesa in più nel 2011. Di fronte di 800 miliardi di spesa pubblica nell'anno, 5 miliardi sono un'inezia che si può, come abbiamo trovato modo di non far pagare l'Imu agli italiani, recuperare in piccolissimi aggiustamenti di tasse su giochi, scommessi, tabacchi e alcolici».
Dunque, cinque miliardi «non giustificavano quella campagna di aggressione nei confronti del nostro governo», ha detto ancora il Cavaliere, «sono stati tanti gli interventi che hanno concorso in quella direzione, primo tra tutto il tradimento di Fini. Quale è stata la promessa fatta a Fini perché compisse quell'atto di tradimento degli elettori e contro le leggi della democrazia? Credo che ne verranno fuori delle belle, anzi delle brutte».
«Voglio una Europa più unita politicamente. Non voglio andare nella direzione di una uscita dall'euro ma ottenere che la Bce sia una Banca Centrale a tutti gli effetti, garantendo i debiti sovrani ed essendo disposta a stampare moneta in caso di necessità. Se La Bce non dovesse garantire i nostri debiti pubblici ci vedremo costretti a uscire dall'euro, e ritornare alla vecchia moneta che potrebbe essere stampata dalla Banca nazionale e questo permetterebbe svalutazioni competitive», ha poi detto l'ex premier. «Spero non si debba giungere alla disperazione di una decisione di questo genere - ha aggiunto - e vedo con paura questa situazione che porterebbe alla distruzione dell'Euro e dell'Unione Europea».
«Non abbiamo potuto impedire il diluvio di tasse» ma «in noi ha prevalso sempre il senso di responsabilità e la fiducia in Monti. I fatti ci hanno smentito. Monti ha distrutto l'economia reale e non ha fatto le riforme promesse. Le sue scelte di questi giorni hanno svelato il suo vero volto e chiarito finalmente la portata del piano ordito contro di noi». È quanto scrive Silvio Berlusconi rispondendo ai commenti postati dai sostenitori in “forzasilvio.it”.
«In caso di vittoria alle elezioni» Berlusconi vuole «creare una commisisone di inchiesta parlamentare sulla caduta del suo governo nel 2011 e la nascita del governo Monti». Non solo, la commissione di inchiesta dovrà esaminare anche il ruolo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, su cui Berlusconi non vuole però esprimere opinioni. «Non voglio dare giudizi al riguardo, sarà una commissione di inchiesta eventualmente a far emergere ruoli che ciascuno ha svolto in quell'occasione», ha detto il Cavaliere intervistato da Radio Capital.
«Lascerò a una commissione, che se avremo la responsabilità di governare potremo far nascere in parlamento, un'indagine su quel che successe allora», ha sostenuto il leader del Pdl in una intervista a Radio Capital. «Certamente ci fu un uso criminale dello spread che nessuno conosceva, e che portava a un aumento solo di 2 punti e quindi intorno a 5 miliardi di spesa in più nel 2011. Di fronte di 800 miliardi di spesa pubblica nell'anno, 5 miliardi sono un'inezia che si può, come abbiamo trovato modo di non far pagare l'Imu agli italiani, recuperare in piccolissimi aggiustamenti di tasse su giochi, scommessi, tabacchi e alcolici».
Dunque, cinque miliardi «non giustificavano quella campagna di aggressione nei confronti del nostro governo», ha detto ancora il Cavaliere, «sono stati tanti gli interventi che hanno concorso in quella direzione, primo tra tutto il tradimento di Fini. Quale è stata la promessa fatta a Fini perché compisse quell'atto di tradimento degli elettori e contro le leggi della democrazia? Credo che ne verranno fuori delle belle, anzi delle brutte».
«Voglio una Europa più unita politicamente. Non voglio andare nella direzione di una uscita dall'euro ma ottenere che la Bce sia una Banca Centrale a tutti gli effetti, garantendo i debiti sovrani ed essendo disposta a stampare moneta in caso di necessità. Se La Bce non dovesse garantire i nostri debiti pubblici ci vedremo costretti a uscire dall'euro, e ritornare alla vecchia moneta che potrebbe essere stampata dalla Banca nazionale e questo permetterebbe svalutazioni competitive», ha poi detto l'ex premier. «Spero non si debba giungere alla disperazione di una decisione di questo genere - ha aggiunto - e vedo con paura questa situazione che porterebbe alla distruzione dell'Euro e dell'Unione Europea».
«Non abbiamo potuto impedire il diluvio di tasse» ma «in noi ha prevalso sempre il senso di responsabilità e la fiducia in Monti. I fatti ci hanno smentito. Monti ha distrutto l'economia reale e non ha fatto le riforme promesse. Le sue scelte di questi giorni hanno svelato il suo vero volto e chiarito finalmente la portata del piano ordito contro di noi». È quanto scrive Silvio Berlusconi rispondendo ai commenti postati dai sostenitori in “forzasilvio.it”.
Monti, fiducia record alla Camera
"Ora più credibilità alla politica"
18/11/2011 17:21
Mario Monti fa il bis. Fiducia alla Camera esattamente con le stesse proporzioni (una volta si sarebbe detto bulgare) del Senato: 556 sì, 61 no. Parte il governo della ricostruzione che preannuncia quello che tutti sanno arriverà: misure poco gradevoli per raddrizzare la situazione economica. Nessuno, oggi, è in condizione di dire di no alla medicina, e qualcuno se la fa piacere. Non a caso il Pd annuncia con Dario Franceschini sostegno fino al 2013, Di Pietro parla di un sì all'esecutivo per il solo bene del paese, Berlusconi fa il proposito di non staccare la spina prima della scadenza naturale della legsilatura.
Solo Umberto Bossi, in uno stile che ha furoreggiato fino a poche settimane fa, vede nero: "Prima o poi la gente si incazzerà e Monti sarà cacciato". Pardon? Il premier giovedì parlerà in francese con Sarkozy e Merkel, in quello che sembra essere il primo di una lunga serie di incontri a tre, al capezzale dell'Eurozona ammalata. "Mi hanno chiesto di dare un contributo d'idee", precisa. Per l'Italia, sottolinea in una conferenza stampa a fiducia ottenuta, piu' si torna ad un clima di dialogo meglio e'. Come quello che si è registrato questo pomeriggio Montecitorio e ieri sera a Palazzo Madama. Una "inattesa" densità di dibattito, certo, ma nessun tono troppo alto. E alla fine, cosa che non guasta, larghe convergenze. "Spero che il clima politico sarà più pacato nei toni ma non nell'inazione perché vogliamo intensificare l'azione", dice ancora il presidente del Consiglio sviluppando il ragionamento, "Sono molto a disagio quando vedo da cittadino la crescente distanza e la decrescente considerazione dell'opinione pubblica verso la classe politica. Lo trovo veramente ingiustificato e credo possiamo dare contributo di miglioramento con questo clima più pacato".
Che il neopresidente del Consiglio stia già imparando a destreggiarsi nelle sottigliezze della politica? In effetti, arrivano i primi segnali a riguardo. Primo: il mandato di questo governo ha come unico limite quello della scadenza della legislatura. Secondo: non mi sono mai candidato a niente in vita mia. Terzo: cercherò sempre un ampio consenso, ma non escludo la decretazione d'urgenza. Quarto (infine): chiederemo sforzi ha chi ha contribuito meno. Si incomincia lunedì, con il primo consiglio dei ministri. All'ordine del giorno: un decreto legislativo su Roma Capitale.
Fonte:http://www.iltempo.it/politica/2011/11/19/monti-fiducia-record-alla-camera-br-ora-piu-credibilita-alla-politica-1.65004
Massimo D’Alema, il 7 novembre 2011, quando lo spread era a 476 in chiusura dopo aver toccato quota 490
Basta la voce delle sue dimissioni per far calare di colpo i tassi d’interesse, mentre quando ha smentito gli interessi sono cresciuti. È la dimostrazione di quanto costa Berlusconi agli italiani. Ogni ora che lui resta lì viene pagata da tutti i cittadini
Rocco Buttiglione, sabato 12 novembre 2011, a Borsa chiusa
Le dimissioni di Berlusconi valgono 300 punti di spread
Monti al Parlamento: "Ora siamo più credibili, l'Italia non fallirà. Sacrifici per non finire nel baratro"
E' deciso Mario Monti nel sostenere che "l'Italia non fallirà". Il presidente del Consiglio lo ha ribadito sottolineando la "necessità di adottare interventi urgenti" per salvare l'Italia, nel suo intervento alle Camere sulla manovra approvata dal Consiglio dei ministri. "E' necessario - ha detto il premier - operare con tutte le energie per fare le riforme strutturali in tutte le cose che frenano il futuro". Ma il presidente del Consiglio non tentenna nemmeno sulla opportunità di difendere l'euro. "Al di fuori dell'euro, e misuro le parole, ci sono il baratro della povertà e della stagnazione, il crollo dei redditi, del potere di acquisto, il prosciugamento delle fonti del credito, l'isolamento e soprattutto l'assenza di futuro per il Paese e le giovani generazioni - sostiene - Non esiste alternativa. I sacrifici di oggi ci danno la speranza di poter costruire nei prossimi mesi le basi di una fase di crescita".
In ogni caso Mario Monti non fa in tempo a festeggiare l'ottima accoglienza ricevuta sui mercati dal suo 'decreto salva-Italia' che già si trova ad affrontare il nodo del passaggio parlamentare. E mentre i sindacati annunciano scioperi e persino la Chiesa bacchetta la manovra, il presidente del Consiglio, stretto fra i partiti che mugugnano e chiedono 'aggiustamenti' e l'esigenza di votare al più presto delle misure che evitano all'Italia di "crollare" come la Grecia, si trova costretto a una nuova mediazione. E starebbe valutando di accettare alcuni piccoli miglioramenti, aggiustamenti, a condizione che non stravolgano l'impianto della manovra che deve necessariamente essere adottata così com'é. Possibile quindi che alla fine 'qualcosina' la conceda su indicazione di un lavoro di coordinamento tra i partiti che sostengono l'Esecutivo. Magari seguendo la strategia fin quì osservata: accontentare (o scontentare) tutti in egual misura.
La giornata di lunedì inizia bene per Monti: incassa in primo luogo la promozione dei mercati (la borsa schizza in alto e lo spread sprofonda); poi quella dei giornali stranieri (che inneggiano alla manovra di "austerità") ed infine quella del primo ministro olandese ("Alfiere del rigore", secondo Monti) che parla (come la Merkel) di misure "impressionanti". Ma il professore, dalla semplice lettura dei giornali, sa bene che in Italia le 'lune di miele' durano poco. E così prosegue nella sua opera di convincimento.
Davanti ai giornalisti stranieri Monti usa toni da allarme rosso: senza il pacchetto, ammonisce con un occhio al Parlamento, "l'Italia crolla" facendo la fine della Grecia. Pressing che prosegue con maggior veemenza a Montecitorio, prima tappa del 'tour' istituzionale di presentazione della manovra. Davanti ai deputati, il premier sottolinea l'urgenza dell'intervento, ammettendo che le misure sono "dolorose", ma sottolineando che colpiscono "tutti" in egual misura.
Ma torna soprattutto a sottolineare l'ineluttabilità della manovra: l'unica alternativa, spiega, è il "baratro" di una crisi che insieme all'Italia rischia di trascinare "nell'abisso" l'intera Eurolandia. Con l'adozione del pacchetto (che in questa fase, dunque, può ben chiamarsi "salva-Europa"), invece, l'Italia eviterà di "fallire" e avrà "maggior forze e credibilità" in Europa. Ricorda l'andamento dello spread e sottolinea che i "forti sacrifici" saranno comunque "temporanei".
Ma spiega anche che "questo è solo l'inizio", che i "carichi" non saranno così pesanti, ma anche che altri delicatissimi temi saranno a breve affrontati: come la riforma del lavoro, prossimo "cantiere" che il governo intende aprire.
In aula, Lega a parte, riceve solo applausi. Ma i giudizi dei partiti fuori dall'Emiciclo sono decisamente più freddi. Monti guarda comunque ai tre partiti che lo sostengono. Sa che la loro proposta di porre la fiducia non significa che non chiedano ritocchi. Il Pdl vorrebbe un alleggerimento dell'Ici, il Pd un ampliamento della platea esente dal congelamento dell'adeguamento delle pensioni e il Terzo Polo maggiori sforzi a tutela delle famiglie. L'idea però sarebbe di concordarli e inserirli d'intesa con il governo nel provvedimento. Su cui, poi, sarebbe posta la fiducia. Un modo per accontentare tutti e evitare imbarazzanti emendamenti da parte di altri partiti (della Lega per il Pdl e dell'Idv per il Pd). Del resto, lo stesso Monti lo ha ammesso in Senato: ora l'unico interlocutore è il Parlamento. A condizione che la manovra non sia stravolta.
Intervenendo al Senato Monti dirà: "Questo decreto oltre che salva-Italia passa anche come un salva-Europa". Con il pacchetto di misure della manovra - "ispirata dai tre pilastri del rigore, equità e crescita'' - sono gettati dunque ''i semi di un'azione che mira a disegnare l'Italia dei nostri figli, un'Italia seria, europea, saldamente ancorata ai valori del lavoro e del risparmio, ma capace finalmente di esprimere crescita duratura'', dice il professore parlando di un ''momento storico'' in cui bisogna dimostrare ''la grandezza di una nazione che attraversa un momento critico''. ''Non fare questi sacrifici significa farne di ben più gravi tra poche settimane e pochi giorni, mettendo a rischio la ricchezza accumulata''.
05 dicembre 2011
Berlusconi credibile? Sarkozy e Merkel si guardano e ridono
23 ottobre 2011
Italia osservata speciale al Consiglio Europeo a Bruxelles a causa della crisi del nostro debito sovrano. E puntuale è arrivato il richiamo del presidente francese Nicolas Sarkozy, che ha addirittura accostato il nostro Paese alla Grecia. Italia e Grecia "devono essere coscienti delle loro responsabilità e delle nuove decisioni che devono prendere" ha dichiarato il Capo dell'Eliseo nel corso della conferenza stampa congiunta con Angela Merkel al termine del vertice a 27.
L'imbarazzo - E' a questo punto che la sala stampa assiste a un siparietto tra i due leader. "Siete stati rassicurati da Berlusconi?" chiede una giornalista. Nicolas Sarkozy guarda Angela Merkel e la mimica del viso del Presidente francese non è di quelle che trasmettano entusiasmo. La Merkel incrocia il suo sguardo e sorride. In tutta la sala stampa scoppia l'ilarità (guarda il video in alto). Poi Sarkozy, dopo un profondo respiro, risponde ai giornalisti: "Siamo stati fino adesso nella stessa riunione. Abbiamo fiducia nel senso di responsabilità dell'insieme delle istituzioni, sociali, politiche e economiche italiane".
"Avete fiducia in Berlusconi?", incalza subito dopo un cronista italiano. "Noi abbiamo avuto un colloquio con il capo del governo italiano, è il nostro interlocutore e contiamo su di lui" ha risposto Angela Merkel.
Il richiamo - Il vertice Ue ha formalmente sollecitato con forza Roma a prendere le misure necessarie per lo sviluppo e per la riduzione del debito confermando la fiducia nel presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Lo sforzo che l'Europa sollecita è stato sintetizzato dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha ribadito la necessità di "ridurre il debito e prendere misure sulla crescita". In particolare, l'Europa ha chiesto dettagli e scadenze precise sulle riforme del mercato del lavoro, delle imprese pubbliche, della giustizia, sulle privatizzazioni e la lotta alla frode fiscale".
L'ultimatum - Dal vertice è emersa tutta la preoccupazione che i partner europei nutrono per la situazione italiana e la reazione dei mercati sarà utile per capire di quale credito gode il nostro Paese sulla scena finanziaria, in attesa dell'ulteriore appuntamento europeo in programma mercoledì 26 ottobre. E proprio entro quella data l'Italia, ha avvertito il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, dovrà dare rassicurazioni ai mercati e agli Stati membri: "All'Italia - ha detto Van Rompuy - chiediamo uno sforzo che sembra pronta a compiere".
L'imbarazzo - E' a questo punto che la sala stampa assiste a un siparietto tra i due leader. "Siete stati rassicurati da Berlusconi?" chiede una giornalista. Nicolas Sarkozy guarda Angela Merkel e la mimica del viso del Presidente francese non è di quelle che trasmettano entusiasmo. La Merkel incrocia il suo sguardo e sorride. In tutta la sala stampa scoppia l'ilarità (guarda il video in alto). Poi Sarkozy, dopo un profondo respiro, risponde ai giornalisti: "Siamo stati fino adesso nella stessa riunione. Abbiamo fiducia nel senso di responsabilità dell'insieme delle istituzioni, sociali, politiche e economiche italiane".
"Avete fiducia in Berlusconi?", incalza subito dopo un cronista italiano. "Noi abbiamo avuto un colloquio con il capo del governo italiano, è il nostro interlocutore e contiamo su di lui" ha risposto Angela Merkel.
Il richiamo - Il vertice Ue ha formalmente sollecitato con forza Roma a prendere le misure necessarie per lo sviluppo e per la riduzione del debito confermando la fiducia nel presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Lo sforzo che l'Europa sollecita è stato sintetizzato dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha ribadito la necessità di "ridurre il debito e prendere misure sulla crescita". In particolare, l'Europa ha chiesto dettagli e scadenze precise sulle riforme del mercato del lavoro, delle imprese pubbliche, della giustizia, sulle privatizzazioni e la lotta alla frode fiscale".
L'ultimatum - Dal vertice è emersa tutta la preoccupazione che i partner europei nutrono per la situazione italiana e la reazione dei mercati sarà utile per capire di quale credito gode il nostro Paese sulla scena finanziaria, in attesa dell'ulteriore appuntamento europeo in programma mercoledì 26 ottobre. E proprio entro quella data l'Italia, ha avvertito il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, dovrà dare rassicurazioni ai mercati e agli Stati membri: "All'Italia - ha detto Van Rompuy - chiediamo uno sforzo che sembra pronta a compiere".
Monti: “Ho voluto proteggere la Merkel da Berlusconi”
ROMA – “So bene che la cancelliera Merkel non interferisce nelle elezioni, proprio per questo ho voluto smentire ciò che ha detto Berlusconi”, vale a dire che ci sia già un accordo tra Pd e Scelta civica con la benedizione della Merkel. Lo ha spiegato Mario Monti, ospite di Webcondicio su ‘Corriere.it.’ tornando sulle polemiche innescate dalle sue dichiarazioni circa una bocciatura netta della Cancelliera tedesca in caso di vittoria del Pd alle elezioni”E’ tutto errato -ha puntualizzato ancora Monti- sia che la signora Merkel sia minimanente coinvolta”, sia che ci sia l’accordo con il Pd e quindi “è arbitrario il coinvolgimento nelle elezioni italiane che Berlusconi le attribuisce”. Del resto, anche se ci fosse un intesa tra Pd e Scelta civica, che Monti torna a ribadire non esistere, “né Bersani né io avremmo bisogno della benedizione della Merkel”, che tuttavia, ribadisce il premier, come membro del Ppe dovrebbe sperare più in una vittoria del Pdl che del Pd. In ogni caso, conclude, la posizione di Berlusconi “non è vera ma non è neppure verosimile”.
Riferendosi a Scelta Civica, Monti ha detto di credere che il movimento “avrà un risultato sorprendentemente positivo”, sottolineando tuttavia che “non colloca l’asticella” per quanto riguarda il dato percentuale. “Abbiamo ambizioni grandi -aggiunge- per noi questo è un primo test, ma poi nascerà un radicamente sul territorio. Questa è un’iniziativa a lungo respiro, destinata a trasformare la politica italiana”.
Il professore ha poi rivelato che considera “molto preoccupante una vittoria di Berlusconi per quello che rappresenterebbe come tolleranza degli italiani verso una vita pubblica di basso standard, non rigorosa, non sufficientemente seria e credibile”. “I comportamenti privati non li giudico”, sottolinea il leader di Scelta civica, ma il riferimento è alle “sue politiche che non danno né la sostanza, né l’immagine di uno Stato leggero, liberale, cose che avevamo sperato ci potesse dare e non sono mai venute in questi anni; ma neanche di uno Stato equo, rigoroso, che dia molto peso alla lotta contro la corruzione, contro l’evasione fiscale”.
A preoccupare Monti anche il successo di Grillo: “Nelle piazze di Grillo – ha detto – c’è una protesta viva come da noi, stento però a vedere la proposta” e se l’Italia dovesse uscire dall’euro a seguito del referendum proposto dal leader del Movimento 5 stelle, “il timore è che poi debbano riempire piazze ancora più grandi contro lo stato catastrofico in cui l’Italia entrerebbe”.
Riferendosi a Scelta Civica, Monti ha detto di credere che il movimento “avrà un risultato sorprendentemente positivo”, sottolineando tuttavia che “non colloca l’asticella” per quanto riguarda il dato percentuale. “Abbiamo ambizioni grandi -aggiunge- per noi questo è un primo test, ma poi nascerà un radicamente sul territorio. Questa è un’iniziativa a lungo respiro, destinata a trasformare la politica italiana”.
Il professore ha poi rivelato che considera “molto preoccupante una vittoria di Berlusconi per quello che rappresenterebbe come tolleranza degli italiani verso una vita pubblica di basso standard, non rigorosa, non sufficientemente seria e credibile”. “I comportamenti privati non li giudico”, sottolinea il leader di Scelta civica, ma il riferimento è alle “sue politiche che non danno né la sostanza, né l’immagine di uno Stato leggero, liberale, cose che avevamo sperato ci potesse dare e non sono mai venute in questi anni; ma neanche di uno Stato equo, rigoroso, che dia molto peso alla lotta contro la corruzione, contro l’evasione fiscale”.
A preoccupare Monti anche il successo di Grillo: “Nelle piazze di Grillo – ha detto – c’è una protesta viva come da noi, stento però a vedere la proposta” e se l’Italia dovesse uscire dall’euro a seguito del referendum proposto dal leader del Movimento 5 stelle, “il timore è che poi debbano riempire piazze ancora più grandi contro lo stato catastrofico in cui l’Italia entrerebbe”.
Su Finmeccanica “è in corso un’inchiesta della magistratura, vedremo quali saranno gli esiti. E’ importante che vada avanti fino in fondo senza interferenze della politica. Per quanto riguarda il ministro Grilli, ha fornito a me da tempo e pubblicamente tutti i chiarimenti della vicenda nella quale ricorre il suo nome”.
Mario Mauro: «Si vota sull’Europa. Il centrodestra
dica da che parte sta. Con Formigoni sono in buoni
rapporti»
«Sono entrato in Forza Italia prima e nel Pdl dopo perché, nel ’99, aderendo al Ppe, tutto il centrodestra italiano aveva scommesso sull’Europa, per cui, se c’è un ripensamento su questo, il centrodestra italiano ha il dovere di informare i propri elettori che non crede più che l’Europa possa essere la scommessa sul futuro». Lo ha dichiarato alla trasmissione Agorà su RaiTre Mario Mauro, candidato al Senato nella lista Con Monti per l’Italia. «Andremo ad un voto pro o contro l’Europa – ha spiegato ancora Mauro – perché l’Europa è il colpevole ideale in una circostanza in cui tutti sono pronti a dire che la causa di tutti i mali viene da lontano».
«Penso che la battaglia vera sia nel cuore e nella mente degli elettori. Agli elettori dico: non fermiamoci al fuoco di fila di scuse che vengono presentate e scommettiamo che, attraverso coalizioni che puntano a riforme, sia possibile trascinare il resto della politica italiana. I partiti – ha proseguito – non hanno avuto la forza di abbracciare il fatto che il governo tecnico ha permesso a quelle forze politiche di parlarsi e di assumersi responsabilità comuni che oggi sembrano evacuate. Oggi sembra che non ci sia mai stata la responsabilità comune di Pd e Pdl intorno al governo tecnico».
«Penso che la battaglia vera sia nel cuore e nella mente degli elettori. Agli elettori dico: non fermiamoci al fuoco di fila di scuse che vengono presentate e scommettiamo che, attraverso coalizioni che puntano a riforme, sia possibile trascinare il resto della politica italiana. I partiti – ha proseguito – non hanno avuto la forza di abbracciare il fatto che il governo tecnico ha permesso a quelle forze politiche di parlarsi e di assumersi responsabilità comuni che oggi sembrano evacuate. Oggi sembra che non ci sia mai stata la responsabilità comune di Pd e Pdl intorno al governo tecnico».
ALLEANZE. Parlando poi con Tgcom24, Mauro ha aggiunto che «le alleanze vengono fatte sulla base della possibilità di perseguire programmi coerenti. Un cartello elettorale si può fare per vincere, ma poi come si fa a portare avanti un programma? A nessuno fa piacere lasciare il proprio partito ma quando ci si accorge che l’unico problema diventa fare cartelli elettorali per riproporre uno schema in cui nulla cambia, bisogna avere il coraggio di mettersi in discussione. Quando facciamo schieramenti che non propongono una strada per cambiare il paese ma per risolvere un contenzioso tra tifoserie, prendiamo in giro il nostro popolo».
FORMIGONI. In un’intervista che appare oggi sulle pagine milanesi di Repubblica, Mauro dice di rifiutare la categoria di unico ciellino rimasto a sostenere Gabriele Albertini in Regione Lombardia e Mario Monti a livello nazionale. «Parlo per me – spiega – non per gli altri. Mi rifiuto di ragionare in termini di “mondo ciellino”. Le mie sono valutazioni politiche. E da cattolico, da moderato e da uomo politico penso che quella di Albertini sia la candidatura migliore». Ha sostenuto questa sua posizione all’interno del movimento di Cl?, chiede il giornalista. «La sostengo ovunque – risponde Mauro – e in ogni occasione. Penso che oggi ci siano idee sbagliate a sinistra e confuse a destra. È la mia valutazione politica e la propongo a tutti, dentro e fuori il movimento».
Spiegando la diversità di valutazioni politiche con Roberto Formigoni, Mauro dice che «Formigoni condivide le mie preoccupazioni sulla Lega: è un partito inaffidabile e ha fatto cadere la sua giunta. Però al momento di decidere ha fatto un’errata valutazione strategica, pensando che per fermare Ambrosoli fosse meglio votare Maroni». Infine, Mauro ha chiarito che con Formigoni non vi è alcun risentimento personale: «Siamo in buoni rapporti». Così come non vuole cadere nella trappola di pensare che usare il tema della moralità in politica sia un’arma vincente: «La moralità è un valore, ma non deve essere usata come arma. Per esperienza non mi sento moralmente superiore a nessuno. E so che c’è sempre uno più puro che ti epura. La politica è confronto di idee e di programmi, e in questo confronto va mantenuto aperto il dibattito»
Spiegando la diversità di valutazioni politiche con Roberto Formigoni, Mauro dice che «Formigoni condivide le mie preoccupazioni sulla Lega: è un partito inaffidabile e ha fatto cadere la sua giunta. Però al momento di decidere ha fatto un’errata valutazione strategica, pensando che per fermare Ambrosoli fosse meglio votare Maroni». Infine, Mauro ha chiarito che con Formigoni non vi è alcun risentimento personale: «Siamo in buoni rapporti». Così come non vuole cadere nella trappola di pensare che usare il tema della moralità in politica sia un’arma vincente: «La moralità è un valore, ma non deve essere usata come arma. Per esperienza non mi sento moralmente superiore a nessuno. E so che c’è sempre uno più puro che ti epura. La politica è confronto di idee e di programmi, e in questo confronto va mantenuto aperto il dibattito»
FONTE:http://www.tempi.it/mario-mauro-si-vota-sulleuropa-il-centrodestra-dica-da-che-parte-sta#.UYBMK6KePLs
Nasce il Letta-Berlusconi-Monti
Anche il secondo scoglio è superato, il governo Letta ha ottenuto la fiducia del Senato, con 233 sì, 59 no e 18 astenuti. Ora l'esecutivo, con il sostegno di entrambi i rami del parlamento, è nel pieno dei suoi poteri.
Nel confermare la fiducia del Pd all'esecutivo il capogruppo Luigi Zanda sottolinea che"questo governo nasce in una condizione di pericolo grave della nostra Repubblica, da uno stato di necessità. Nasce dalla necessità di salvare l’Italia. Il nostro Paese continua ad essere dentro una crisi feroce, spietata, che sembra non terminare mai. Un grande partito come il Partito democratico - ha aggiunto Zanda - non può permettere che l’Italia si perda nell’avventurismo". D’altro canto, "questo voto di fiducia non ci indurrà ad abbassare la guardia su quanto ci sta più a cuore".
Fiducia piena confermata anche dal Pdl. Il capogruppo Renato Schifani: "Un programma convincente, che merita la fiducia perché comprende i punti del programma di Silvio Berlusconi, e perché può offrire una prospettiva al Paese". E il Pdl "percorrerà questa strada con determinazione e con lealtà, stretti al nostro presidente al quale assicuriamo il nostro sostegno, come lo assicuriamo a lei finchè manterrà la linea tracciata nel suo intervento". Il programma esposto da Letta, sottolinea Schifani, "merita la nostra fiducia soprattutto perché in un momento in cui sembravano prevalere i moti peggiore della piazza, è prevalsa la politica. Quella che ha spinto Napolitano ad accettare il secondo mandato e che ha spinto Berlusconi a guardare solo ed esclusivamente al bene del Paese, a non replicare agli insulti di demagoghi e provocatori, a non lasciarsi sedurre da sondaggi che ci danno vincitori in caso di ritorno alle urne".
Sostegno all'esecutivo confermato anche da Scelta civica: "Con grande convinzione - dice Andrea Olivero, che parla al posto di Mario Monti - esprimiamo piena fiducia a questo esecutivo, ritenendo che questo governo possa rappresentare l’avvio di una fase nuova e di pacificazione nazionale cui il presidente Napolitano ci richiama da molto tempo".
Secondo Letta ora è necessario «dare risposte
attraverso una politica credibile».
<<O si trova credibilità o non c'è possibilità di trovare
gli strumenti per risolvere i problemi >>
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