lunedì 11 marzo 2013

SARA' IL TEMPO DELLA DEGLOBALIZZAZIONE?



 SARA' IL TEMPO DELLA DEGLOBALIZZAZIONE?
La crisi economica, in Europa e in larga parte del mondo, accende il confronto tra le forze eredi del movimento operaio, tradizionalmente favorevoli all’euro, alla globalizzazione e al libero scambio, e nuove forze di stampo sovranista e nazionale, di cui in Italia il Movimento Cinque Stelle potrebbe rivelarsi una peculiare incarnazione. I sovranisti hanno visto giusto? I prossimi tempi saranno di “de-globalizzazione”? Difficile fare previsioni, ma i dati sulle guerre monetarie in atto e sulle nuove tendenze protezionistiche dovrebbero fare riflettere i liberoscambisti a oltranza. Corrado Formigli intervista l’economista Emiliano Brancaccio.

Emiliano Brancaccio (Napoli, 1971) è ricercatore confermato in Economia politica e docente di Fondamenti di Economia politica e di Economia del lavoro presso la Facoltà di Scienze economiche e aziendali dell’Università del Sannio, a Benevento.
Nel 1998 ha conseguito la laurea in Scienze politiche e nel 2003 il dottorato in Economia e politica dello sviluppo, presso l’Università Federico II di Napoli. Nel 1999 ha conseguito il Master in Economics del CORIPE Piemonte, presso il Real Collegio Carlo Alberto. Nel medesimo anno è risultato vincitore della borsa di studio BNL ‘Guido Carli’ e tra il 1999 e il 2000 ha trascorso un periodo di formazione presso la SOAS, University of London. Nel 2004 è risultato vincitore del premio AISPE ‘Bresciani Turroni’. Nel 2006 è risultato vincitore di concorso per la copertura di un posto di ricercatore in Economia politica presso la Facoltà di Scienze economiche e aziendali dell’Università del Sannio (Presidente di Commissione Prof. Augusto Graziani). Nel 2010 ha ottenuto la conferma nel ruolo di ricercatore. Dal 2003 è docente di Macroeconomia, e poi di Fondamenti di Economia politica e di Economia del lavoro, presso l’Università del Sannio.
In ambito accademico è autore di vari saggi nel campo delle teorie comparate dello sviluppo e della distribuzione, della teoria monetaria, della politica economica europea. Ha pubblicato articoli su varie riviste nazionali e internazionali con peer review, tra le quali: Cambridge Journal of Economics, Review of Political EconomyHistory of Economic IdeasEuropean Journal of Economic and Social Systems,International Journal of Political Economy, Rivista di Politica Economica, Studi economici, Il Pensiero economico italiano. E’ autore o curatore di vari libri o capitoli di libro pubblicati da case editrici nazionali e internazionali. Ha pubblicato con Palgrave MacmillanRoutledgeIl SaggiatoreFeltrinelliCarocciFranco Angeli. Nel gennaio 2010, presso l’Università di Siena, ha organizzato il convegno The global crisis. Contributions to the critique of economic theory and policy.
Nel 2002 è stato relatore della proposta di legge di iniziativa popolare dell’associazione ATTAC per l’istituzione di una imposta sulle transazioni valutarie sul modello della Tobin tax. Nel 2003 è stato responsabile economico del Comitato promotore del Referendum per l’estensione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Dal 2006 al 2009 è stato consigliere di amministrazione di Banca Toscana, critico nei confronti dell’acquisto di Antonveneta da parte del gruppo MPS. Nel 2007 ha fatto parte del Comitato Industria 2015, istituito presso il Ministero dello Sviluppo economico. Nel 2010 è stato tra i promotori dellaLettera degli economisti, un documento critico verso le politiche economiche europee sottoscritto da circa 300 esponenti della comunità accademica.
Ha collaborato con varie riviste e quotidiani, tra cui Il Sole 24 Ore. Dal 2000 al 2011 ha commentato i premi Nobel per l’Economia sul manifesto. E’ stato ospite di varie trasmissioni radiofoniche e televisive, tra le quali Radio 24, Radio Uno, Radio Tre, TG3 Linea Notte, Agorà, Omnibus, Otto e mezzo, Sky TG24 Economia.



IL MATTINO – 2 marzo 2013
Il fallimento dell’austerità, i possibili effetti sui salari di una deflagrazione della zona euro e il Sud Italia come caso emblematico della “mezzogiornificazione” europea. Intervista a Emiliano Brancaccio
di Gianni Colucci
«Il Sud Italia è diventato un caso emblematico: rappresenta i rischi che corre l’intero Sud Europa senza investimenti pubblici e politiche industriali». Emiliano Brancaccio insegna economia politica all’Università del Sannio e legge i dati dell’Istat.
Al Sud più «agghiaccianti»?
«Da diversi anni accadeva che quando c’era ripresa economica il Nord ne beneficiava mentre il Sud rimaneva al palo. In caso di stagnazione economica il Nord reggeva e il Sud cadeva in depressione. Ora sta accadendo su scala allargata, a livello europeo: l’Italia e gli altri paesi del Sud Europa pagano carissima la crisi mentre la Germania regge il colpo. Dal 2007 al 2012 Italia e Sud Europa hanno perso 5 milioni di posti di lavoro e la Germania ne ha guadagnati 1,5. In tempi non sospetti, l’economista Krugman ha parlato non a caso di “mezzogiornificazione” europea».
Servono investimenti? Vanno rotti i vincoli di bilancio?
«Le politiche di austerità stanno contribuendo all’aggravamento della crisi nella zona euro e in Italia. Evidenza riconosciuta da molti premi Nobel e persino dal Fondo monetario internazionale: la restrizione della spesa pubblica e l’aumento della tassazione aggravano la caduta dei redditi e rendono difficile il rimborso dei debiti, pubblici e privati».
I dati istat confermano?
«Chiariscono la fallacia dell’opinione secondo cui l’austerità risana i bilanci».
Quindi andiamo a discutere a Bruxelles?
«Non so se ci saranno i margini. Di sicuro il pareggio in recessione lega le mani alle autorità di politica economica. Si ridiscutano i vincoli europei oppure si fa concreta la deflagrazione della moneta unica».
Il cittadino cosa rischia?
«Se si rimane nei vincoli europei aumentano le tasse e diminuisce la spesa pubblica e quindi i redditi e le possibilità di spesa si ridurranno ancora, l’occupazione diminuirà, e per lo stato sarà sempre più difficile reperire risorse fiscali».
Altrimenti?
«Uscendo dalla zona euro i singoli stati potrebbero tornare a stampare moneta. A date condizioni ciò potrebbe favorire acquisti, produzione e occupazione; ma così si svaluterebbe pure la moneta, con effetti negativi o meno sui salari a seconda che siano o meno protetti dall’inflazione. È tutto da vedere».
La crisi politica impedisce di scegliere una strada?
«Senza un governo che decida siamo indubbiamente più esposti alla speculazione. Però un dato dalle urne è già uscito: chi ha votato per Grillo e Berlusconi è più scettico degli altri rispetto all’eurozona e all’austerity».
Si riequilibra il tutto con la “decrescita” evocata da Grillo?
«Se si tratta del concetto di “decrescita felice”, la definizione è mutuata dai libri di Serge Latouche. Per essere credibile richiederebbe la pianificazione statale. In altre condizioni la decrescita è una sciocchezza ed è solo infelice».
Anche il reddito di cittadinanza appare un ’utopia?
«Di sicuro i tagli di cui tanto si parla, alla politica, alle indennità, alle auto blu, alle residenze della “casta”, non coprirebbero la spesa necessaria. Senza una messa in discussione dei vincoli europei sarà difficile per tutti far quadrare i conti della politica economica».
 
ANTI-BLANCHARD
Un approccio comparato allo studio della macroeconomia

di Emiliano Brancaccio
con una presentazione di Marcello Messori
e un’appendice statistica di Domenico Suppa
Franco Angeli, Milano 2012
Monti rassegna le dimissioni, la campagna elettorale inizia, ma il dibattito sembra trascurare il fondamentale problema di fronte al quale si troverà il futuro governo nazionale: la scommessa di Draghi e delle istituzioni europee, che impongono l’austerity e la deflazione soprattutto ai paesi periferici dell’eurozona, potrebbe rivelarsi un fallimento. Lo stesso Fondo Monetario Internazionale riconosce ormai la validità di una tesi ben nota agli studiosi di Keynes: ridurre il disavanzo pubblico può comportare riduzioni ancor più accentuate della produzione e del reddito, con il risultato che il rapporto tra debito e reddito rischia di aumentare anziché diminuire. Riuscirà il futuro esecutivo a incidere sui rapporti di forza nell’Unione monetaria e a cambiare lo scenario di politica economica europea? I dubbi sono molti, ma i rischi che deriverebbero da una reiterazione dell’austerity sono enormi: il caso della Grecia, con il tracollo del Pasok e l’ascesa dei neonazisti, dovrebbe insegnare qualcosa. Ne discutono Emiliano Brancaccio (Università del Sannio), Paolo Mieli (Corriere della Sera), Nicola Piepoli (Istituto Piepoli), Luigi Zingales (University of Chicago). Conducono Nicola Porro e Luca Telese.
FONTE:http://www.emilianobrancaccio.it/

EPIC intervista Emiliano Brancaccio 01. il debito pubblico



EPIC intervista Emiliano Brancaccio 02. Influenza dell'euro nella crisi e danni...


EPIC intervista Emiliano Brancaccio 03. Le politiche di austerità




FONTE: http://www.youtube.com/user/economiapericittadin?feature=watch

http://economiapericittadini.it
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